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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Adam Smith è praticamente sconosciuto in Cina, eppure alla base del successo dell'economia cinese abitano alcune idee compatibili con quelle teorizzate nel suo La ricchezza delle nazioni. Questo sostiene l'economista Giovanni Arrighi, per anni direttore del dipartimento di Sociologia alla Johns Hopkins University di Baltimora. In accordo con la concezione di Smith, la Cina ha sempre manifestato una forte tendenza a sviluppare uno stabile mercato interno che non favorisce l'ascesa del singolo e l'accumulazione eccessiva di capitali; inoltre, ha sempre privilegiato un massiccio uso di manodopera. Giovanni Arrighi ricostruisce una storia diversa dell'economia e della società globali, in cui l'economia orientale è stata per secoli la più ricca e dopo una lunga fase di flessione è tornata a superare le economie occidentali. Da diversi anni viviamo quella che l'autore definisce una "crisi di egemonia", un processo che segna cioè lo spostamento del centro dell'economia mondiale dagli Stati Uniti alla Cina. Così come in passato le grandi crisi hanno scandito altre fasi di passaggio, nel mondo attuale solo l'economia cinese può assumere un ruolo egemone. Alla luce di tutto ciò, Arrighi si chiede se la Cina possa dunque proporre un valido modello che sia alternativo alla tradizionale american way of life. Prefazione Salvo Torre. Postfazione Andrea Fumagalli.
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Smith, ovvero l'erede di Hume, grazie alla formulazione di una ricerca sistematica e critica riuscì a formulare teorie politico-economiche tuttora valide e consultabili. Quale bibbia dell'economia, Smith sostenne a viva voce che tutte le attività umane tendono univocamente al guadagno, in quanto sono soggette alle leggi naturali, da parte dello Stato va garantita la libertà individuale, vanno rimossi gli ostacoli che impediscono la ricerca del massimo tornaconto personale. Se ne deduce l'inderogabilità di favorire e incrementare la massima libertà di movimento di merci, capitali, forza lavoro, concorrenza, in poche parole lo scozzese gettò le basi dell'economia politico-liberale.
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