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Finalista Premio Strega 2019, proposto da Pierluigi Battista
Finalista premio Intersezioni. Italia-Russia 2019
«Non si può desiderare ciò che si ha già, mentre la mia intera vita dimostrava com'è facile amare un assente.»
«La scrittura di Nadia Terranova sconvolge per la sua precisione e sensibilità» – Annie Ernaux
«Un intensissimo romanzo capace di raggiungere livelli di equilibrio e maturità davvero rari» – Massimo Recalcati
«Uno splendido secondo romanzo» – Le Monde
«"Addio fantasmi" esplora quel che succede quando si viene privati della propria vita: sotto i colpi del dolore, della depressione, del male che facciamo a noi stessi...» – The Guardian
Ida è appena sbarcata a Messina, la sua città natale: la madre l'ha richiamata in vista della ristrutturazione dell'appartamento di famiglia, che vuole mettere in vendita. Circondata di nuovo dagli oggetti di sempre, di fronte ai quali deve scegliere cosa tenere e cosa buttare, è costretta a fare i conti con il trauma che l'ha segnata quando era solo una ragazzina. Ventitre anni prima suo padre è scomparso. Non è morto: semplicemente una mattina è andato via e non è piú tornato. Sulla mancanza di quel padre si sono imperniati i silenzi feroci con la madre, il senso di un'identità fondata sull'anomalia, persino il rapporto con il marito, salvezza e naufragio insieme. Specchiandosi nell'assenza del corpo paterno, Ida è diventata donna nel dominio della paura e nel sospetto verso ogni forma di desiderio. Ma ora che la casa d'infanzia la assedia con i suoi fantasmi, lei deve trovare un modo per spezzare il sortilegio e far uscire il padre di scena.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Niente da fare, seppur interessante la suddivisione in tre atti, è stato troppo introspettivo. Non l'ho gradito. Le vicende del ragazzo giovane si sono intrecciate a mio avviso solo per dare una mossa alla trama..
Il romanzo è molto statico, un continuo ripetersi di riflessioni contorte sulla perdita del padre da parte della protagonista. Ciò che emerge è soprattutto il carattere artificioso di tali riflessioni, che sembrano più il frutto di resoconti di sedute psicoanalitiche che di pensieri autentici di una giovane donna sulla perdita di un genitore. L'impressione generale è quella di un noioso diario adolescenziale più che di una storia che si svolge, di una narrazione vera e propria. E come in un diario, chi narra (la protagonista), difficilmente riesce ad uscire dal proprio punto di vista, col lettore che, se riesce ad andare fino in fondo alla storia, fatica a sentirsi coinvolto e si sente più che altro un lontano spettatore.
Probabilmente piacerebbe di più a qualcun altro. Sono troppo vicina agli argomenti per apprezzarlo troppo.
Recensioni
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