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Il volume, pur proponendo la ricostruzione della categoria obbligazione alimentare nel sistema dell'ordinamento, pone una particolare attenzione alle problematiche dei rapporti intersoggettivi che trovano nella famiglia il più significativo riferimento.
Nel rispetto di questa esigenza sistematica, l'Autrice procede in modo analitico alla trattazione dell'istituto dimostrando che la rilevanza dell'obligatio e le conseguenti prospettive di sviluppo derivano non solo dal peculiare ruolo assunto dalla famiglia nell'assistenza alla persona bisognosa, ma sono riconosciute anche dallo stesso legislatore che, nel disciplinare il modo di somministrazione degli alimenti, concede al debitore la scelta tra l'adempimento dell'obbligazione mediante corresponsione di un assegno periodico anticipato ovvero l'accoglimento ed il mantenimento nella propria casa dell'alendo. Gravare i congiunti prossimi nel grado all'indigente equivale a sottolineare l'interesse del sistema ordinamentale verso la c.d. famiglia parentale (o allargata), facendo proprio un dato emergente della coscienza sociale.
Questa personalizzazione del soccorso non è soltanto espressione di civiltà, ma consente all'intervento pubblico l'esercizio della sola funzione integrativa.
In altri termini, l'Autrice inserisce la disciplina della obbligazione alimentare nella più ampia dimensione dei rapporti patrimoniali e dimostra che gli obblighi di assistenza e di mantenimento, diversi nei presupposti e nei fini, non esauriscono la normativa di intervento in favore dei bisognosi.
La solidarietà familiare, da sola, non è sufficiente: occorre anche il sostegno sociale. Ma elevare a rango costituzionale (art. 38 Cost.) la tutela solidaristica di protezione della persona equivale a vivificare l'obbligazione alimentare, che cessa di essere arcaico residuo del passato ed acquisisce una rinnovata vitalità.
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