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Chi era Antonio Rezza? Un eroico partigiano, un incallito giocatore, un donnaiolo, un profittatore, una spia? Non doveva essere stato un personaggio minore dei Gap romani, se è vero che aveva partecipato all’attentato di via Rasella, quello che scatenò la feroce rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine. Ma perché, allora, sono sparite quasi tutte le sue tracce? Perché gran parte dei vecchi compagni lo ricorda così vagamente o ne parla con imbarazzo? Perché i documenti che lo riguardano non si trovano più? Di sicuro morì nella battaglia di Alfonsine quando mancavano pochi giorni al 25 Aprile. Ma in quali circostanze? Perché fu seppellito frettolosamente? La storia di quest’uomo è velata di molti misteri e forse i veli sono stati posati da qualcuno, o da molti, per coprire verità ingombranti. Verità che Giorgio Rossi cerca di riportare alla luce in questo romanzo dalla scrittura asciutta ed efficace, avvincente come un giallo mozzafiato. Nella sfilata di storie e di personaggi, minori e maggiori, si alternano uomini comuni e nomi notissimi della politica, oscuri partigiani e luminari della cultura, tutti con la loro umanità, con la loro esperienza di vita, con le loro testimonianze di un’epoca carica di drammi ma anche ricca di tensioni ideali. Certo, il libro tocca anche un momento scabroso delle battaglie politiche nella fase cruciale della Resistenza. Da qualche tempo si va frugando tra gli eventi di quel periodo. Giorgio Rossi li ha affrontati senza prevenzioni e senza censure, senza scandalismi né volontà di polemiche strumentali.
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