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Raccontando con ironia l’intolleranza tra vicini di casa, Aisha Cerami ci regala una galleria di personaggi memorabili e ci fornisce uno specchio per riflettere su noi stessi e sui nostri pregiudizi.
«Un palazzo, tre nuovi arrivati, il caos»
Il Roseto è una piccola oasi di pace, una palazzina circondata da siepi fiorite. I suoi abitanti si conoscono tutti, e non perdono occasione per incontrarsi e scambiarsi ricette, favori, consigli. Alla morte della vecchia Dora, la comunità si stringe per farsi coraggio e allo stesso tempo vibra di curiosità: chi prenderà il suo posto nel piccolo appartamento con vista sul giardino?All’arrivo dei nuovi inquilini – una giovane coppia con un figlio di dodici anni – i condòmini sono pieni di eccitazione, pronti ad accoglierli come membri della loro grande famiglia. Silenziosi, discreti, gentili, “gli altri” sembrano i vicini perfetti... eppure c’è qualcosa che non va. Perché si rifiutano di partecipare a feste e riunioni? Perché lasciano sempre solo il piccolo Antonio? E perché non rispondono al campanello anche quando sono in casa? In poche settimane, l’aria al Roseto diventa elettrica: antiche tensioni che tornano a galla, litigi che scoppiano per un nonnulla, una macchia sospetta che invade la facciata allargandosi a dismisura. E il dubbio cresce: di chi è la colpa? Sono stati “gli stranieri” a portare scompiglio con la loro presenza? O le responsabilità vanno cercate altrove?Romanzo d’esordio di Aisha Cerami, una storia di altri tempi di unione e disaccordo, un lento cammino che potremmo paragonare a una sorta di Divina Commedia terrena, dove gli abitanti del roseto (qui luogo principale degli avvenimenti, come fosse un paesino fuori dal mondo) scivolano lentamente dal paradiso al purgatorio fino a ritrovarsi all’inferno di un’esistenza mai sfiorata prima. Il racconto si costruisce attraverso una serie di personaggi, un mondo fuori dal mondo, uno specchio umano di riflessioni e metamorfosi caratteriali che come fuoco sospinto dal vento si ardono sempre più dando vita a un’opera teatrale di strada, dove ogni singolo abitante è burattinaio di se stesso. In un preciso passaggio si allude alla pazzia, e questo mi ha fatto tornare alla mente proprio per la caratterizzazione, la favolosa rappresentazione de “Il medico dei pazzi” con Totò. Proprio alla caratterizzazione di ogni singolo personaggio è evidente l’attenzione dell’autrice, che descrive particolari aggiuntivi ogni entrata in scena degli stessi , fino a metterli a nudo dei propri limiti o costrizioni. E se ogni personaggio del roseto ha la sua particolare identificazione che lo rende essere umano, con i propri disegni interpretativi, di contrappasso i nuovi arrivati, i nuovi inquilini del roseto, con la loro assenza diventano protagonisti assoluti del romanzo, insediando mentalmente la capacità di convivere della comunità storicamente costruita. Libro consigliato, si legge con interesse e curiosità, ha una forma narrativa piacevole e soprattutto non stanca, aspetto positivo per un racconto come questo popolato di personaggi. Aisha Cerami al di là del cognome pesante che si porta dietro, dimostra di essere degna di un posto importante nella narrativa contemporanea.
Probabilmente non l’ho capito. O mi aspettavo altro. Tratta diversi temi senza approfondirne uno (violenza domestica, maternità mancata, immigrazione e pregiudizi sugli stranieri...), con banalità come condomini che cucinano e fanno feste. Niente di originale
Gli altri siamo noi, nessuno si senta escluso, verrebbe da dire parafrasando un celebre verso, perchè ognuno è per ogni altro di fatto e di base un estraneo, e certe volte lo è anche per sé stesso, visto che non ci si riesce mai a conoscere del tutto: ambientata in un angolo di paradiso a un passo dalla tangenziale, la storia di tranquillo buon vicinato in un ridente quartiere periferico di una grande città viene sconvolta da un improvviso cambiamento di regole che fa emergere segreti taciuti da troppo...
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