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Con il romanzo L’amante delle sedie volanti di Maria Tronca sei prigioniero del racconto, affascinato da una narrazione prepotente, diretta, vera, che ti scompiglia e ti getta a peso morto nella realtà. Dove non vorresti stare. È nella storia, invece, che vorresti essere, anche solo a guardare cosa dicono e come si muovono tutti. Anche solo a camminare torno torno a tutti i personaggi. Nel romanzo nessuno soffoca nessuno. Il personaggio principale non schiaccia mai i secondari. Tutti hanno una forza di pari livello. Siamo a Palermo nel 1943. Sulle macerie del palazzo dei principi Termini di Villafiorita, distrutto dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, Nicolino trova una sedia di incredibile bellezza, a forma di donna. Una sedia senza volto, realizzata nel Duecento per la principessa Isidora, che nasconde poteri magici. “Troneggiava su un cumulo di macerie, bella, regale, intatta. Nicolino sentì il suono un’altra volta, ma stavolta gli sembrò più un cigolio che un gemito. Fece qualche passo verso la montagna di calcinacci e rimase alluccutu. Da vicino era ancora più bella. Nicolino sapeva che esisteva ancora prima di vederla, anche se alcuni dicevano che era un’invenzione, una minchiata. E tutti conoscevano la sua storia, la leggenda della strana sedia dei principi Termini di Villafiorita. Nicolino era uno dei pochi ad averla vista dal vivo, stava in uno dei salottini del palazzo. E la prima volta che l’aveva incontrata aveva pensato che in tutta la sua vita non aveva mai visto una cosa bella come quella. Aveva la forma di una donna seduta, completamente nuda”. La donna di legno, sembra che respiri, perfetta nella sua bellezza. Parla con i cigolì alle persone che sanno amarla. Agli altri, che la vogliono e basta, fa i dispetti e organizza catastrofi. Ha conosciuto uomini buoni e cattivi. Tutti hanno perso la testa per lei. Hanno perso anche amici, famiglia, finanche la stessa vita. Poi nel 2009 la sedia chiede di tornare dalla sua padrona, Angelica,.
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