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Anno edizione: 2013
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Libro esemplare per chiarezza e applicazione del metodo scientifico. Risultati interessantissimi.
Lucio Russo è uno storico della matematica, noto soprattutto per il suo libro La rivoluzione dimenticata. Con questa sua nuova opera la mia personale impressione è che abbia fatto il passo più lungo della gamba. La tesi che Russo sostiene è che la cesura netta avvenuta quando Roma quasi contemporaneamente distrusse Cartagine e la Lega Achea, oltre ad averci fatto perdere un'enorme quantità di opere, abbia cancellato il ricordo dei vari secoli di contatti di fenici e cartaginesi con il continente americano. Partendo da alcuni dati riportati nell'Almagesto di Tolomeo, Russo mostra come le isole Fortunate, che Tolomeo identifica con le Canarie, sarebbero in realtà le Piccole Antille, con una precisione che ha dell'incredibile; recupera anche la posizione di Thule dal resoconto di Pitea, e la situa sulla costa orientale della Groenlandia. La quantità di dati portata a favore della tesi è imponente: però essi mi danno l'idea di essere scelti apposta per avvalorare la tesi. Per esempio, è vero che l'Italia disegnata secondo le coordinate di Tolomeo è molto più schiacciata rispetto al vero, ma Otranto e Reggio ritornano nella posizione corretta: insomma il problema potrebbe essere che Tolomeo prende fonti a caso e le assembla. Ma soprattutto perché, se ci fosse davvero stato un contatto così lungo e non casuale, nessuno è mai arrivato sulle coste settentrionali del Sudamerica che sono lì vicine? L'ipotesi di Russo, come l'autore spiega implicitamente nei primi capitoli del libro quando parla del diffusionismo, avrebbe tra l'altro conseguenze molto importanti per la filosofia della matematica. Molti matematici sono platonisti: i concetti matematici esistono per conto loro e noi ci limitiamo a scoprirli. La corrente che si rifà a Reuben Hersch afferma invece che la matematica è opera dell'ingegno umano. Una delle prove portate dai platonisti a favore della propria tesi è che lo zero è stato scoperto dai Maya indipendentemente: ma se loro lo avessero conosciuto dai fenici?
Ho messo un voto alto per l'abilità incredibile dell'autore di "arrampicarsi sugli specchi". E nonlo dico in negativo. A partire da indizi così impalpabili da sembrare inesistenti (almeno a me per la mia ignoranza in matematica avanzata)costruisce una tesi innovativa, l'America sarebbe stata scoperta dai fenici! Non ho certo la competenza per giudicare se ha ragione, attendo il parere di chi ne sa più di me sul tema. Ma a prescindere da questo mi sembra una lettura stimolante. Anche la prima parte mi ha interessato molto, anche se in effetti è un pò fuori tema, in quanto l'autore parla dell'evoluzione e della cultura materiale (che poi è più il mio campo). Una cosa certo l'ho imparata: se cambi un tassello devi cambiare anche tutto il puzzle, altrimenti non si incastra più. Magari i libri di storia fossero tutti così...
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