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Anatomia delle Brigate Rosse è uno studio attento e profondo (come anticipato già sulle note di copertina) sul terrorismo rivoluzionario; che in Italia è stato rappresentato dalle Brigate Rosse e dalle Brigate Nere (qualche cenno in appendice). A tratti ridondante (ma per onore di chiarezza), Orsini sceglie l'approccio psicologico e sociale per descrivere come si forma il terrorista e del rapporto con il mondo che lo circonda. Il ritratto è lucido, eppure impietoso, anche per mezzo di una crono-storia rivoluzionaria azzeccata che parte dal tardo medioevo e finisce con Pol Pot, passando per Robespierre ed il leninismo. Perciò, senza entrare nel dettaglio, è un libro validissimo per comprendere le dinamiche di pensiero ed azione del terrorista (specialmente verso il delitto di sangue); tuttavia se si è alla ricerca di informazioni sulla storia e le vicende delle Brigate Rosse, in questo saggio non vi è che traccia parziale: chi si appresta a leggere questo volume, dovrebbe perlomeno conoscerne a grandi linee la parabola che ha segnato in maniera indelebile la seconda metà degli anni '70.
RIFLESSIONI DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA VITTIME DEL TERRORISMO SUL LIBRO "ANATOMIA DELLE BRIGATE ROSSE" Per il terrorista, «il delitto di sangue è, innanzitutto, un racconto, un modo di riportare i fatti», il frutto di quel percorso educativo definito "pedagogia dell'intolleranza". E' il concetto alla base del libro di Alessandro Orsini. [...]. A Bruxelles, in occasione della recente giornata della memoria per le vittime del terrorismo, richiamando gli studi di Alessandro Orsini, è stato ricordato che le vittime possono svolgere un ruolo di contrasto ai processi culturali di radicalizzazione violenta che conducono al terrorismo. Tale ruolo è quello del testimone che, interpellato, narra di vicende il cui valore etico supera quello ideologico che le ha cagionate. Alessandro Orsini seziona e analizza le radici dell'ideologia politica dei brigatisti. Pur in un contesto di studio accademico, il pregio è quello di descrivere tutto con estrema chiarezza. Un'analisi svolta con un linguaggio piano che evita ogni intellettualismo erudito, tanto da esporsi all'accusa, da parte di alcuni brigatisti mai pentiti e mai dissociati, di essere «priva di qualsiasi sofisticata elaborazione intellettuale». Quella che alcuni terroristi irriducibili considerano una colpa è, per noi, uno dei maggiori pregi di "Anatomia delle Brigate rosse": un testo apprezzato dai massimi esperti internazionali di terrorismo per il suo valore scientifico, che può essere letto, senza difficoltà, dai giovani del nostro tempo, dimostrando come sociologia e storia possano collaborare arricchendosi a vicenda. Queste considerazioni ci portano a dire che vorremmo vedere Anatomia delle Brigate rosse di Alessandro Orsini utilizzato proficuamente nelle scuole italiane. [...]. Avvocato Dante Notaristefano, Presidente Associazione Italiana Vittime del Terrorismo (Lettera pubblicata sul sito dell'editore Rubbettino il 10 aprile 2012)
Scrive Patrizio Peci: "se non fossi stato certo di vincere non avrei cominciato". Una aspettativa razionale, quindi, possibile solo se si riteneva che la lotta brigatista potesse contare sulla tutela e complicità di un apparato militare sovranazionale capace di organizzare e portare a compimento l'esperienza terroristica spontanea. Il progetto brigatista si fondava sul convincimento che le forze militari dell'est sarebbero ad un certo punto intervenute per portare a compimento l'eversione terroristica originaria di fabbrica concepita per creare le condizioni della rivoluzione armata. Un convincimento giustificato dalla leadership di Feltrinelli, che aveva diffuso l'idea della certezza che ad una fase originaria di provocazione e propaganda della rivoluzione sarebbe poi seguito l'intervento militare dell'est comunista. Non era una illusione; era un errore di valutazione, perchè effettivamente Feltrinelli fu in contatto con la leadership comunista est europea e prospettò ad essa un progetto di cui la stagione brigatista costituì il viatico fallimentare ma non ingenuo, il sostegno del suo progetto rivoluzionario castrista da sperimentare in Sardegna ed estendere poi secondo la teoria cubana della liberazione e della lotta armata. Anzichè velleitaria e popolare,la genesi delle B.R. si iscrive in un progetto elitario, nella ideologia e nella prassi di un soggetto agente di progetti internazionali convergenti nel disegno rivoluzionario di poter avviare un processo eversivo successivamente sviluppabile in senso militare da forze militari in quegli anni determinate a valutare l'ipotesi militare italiana. Il saggio di Orsini, nel quale l'ipotesi Feltrinelli nemmeno figura, privilegia invece la teoria gnostica e religiosa della vocazione brigatista alla rivoluzione e insiste con un forte psicologismo prevalente sull'analisi ideologica marxista classica nel sostenere il primato, nella esperienza brigatista, della passione sul progetto rivoluzionario comunista internazionale.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Chi sono i brigatisti? Perché uccidono? Come si svolge la loro vita quotidiana? A quale tradizione storico-politica appartengono? Sono le domande cui si propone di rispondere questo volume attraverso il metodo della sociologia storica comparativa. Tra il 1969 e il 1985 l'Italia è stata di gran lunga il Paese più interessato dalle attività terroristiche. Il bilancio, per il periodo preso in considerazione, è di 428 morti, la cifra più rilevante in Europa occidentale. L'autore, dopo una critica serrata delle interpretazioni prevalenti del terrorismo rivoluzionario nell'Italia repubblicana, sostiene che la logica dominante della prassi brigatista fu orientata da una concezione politico-religiosa dello sviluppo storico, rivolta a soddisfare, in primo luogo, un bisogno spirituale e a raggiungere un fine meta-politico: instaurare il Paradiso in Terra. I brigatisti , siano essi comunisti o fascisti , appartengono alla categoria antropologica dei“purificatori del mondo”. Accomunati da un odio profondissimo verso ogni aspetto del mondo presente, condividono entrambi lo stesso obiettivo: distruggere la società borghese, considerata un luogo putrido e nauseabondo da ripulire attraverso un uso spropositato del terrore rivoluzionario. Dal sogno teocratico di Thomas Müntzer alla rivoluzione cambogiana di Pol Pot, vengono ricostruite le origini e l'evoluzione di una tradizione rivoluzionaria che, con la parabola brigatista, giunge fino ai giorni nostri.
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