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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2011
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Mi sono sorpresa a non trovare recensioni di lettori su questo bel romanzo. Come se nessuno lo avesse comprato o letto.Scorre elegante e tranquillo descrivendoci nostalgie struggenti, non solo quella per il padre,e desideri altrettanto struggenti. Probabilmente è vero che l'importanza di una persona non la dà il posto che occupa ma il vuoto che lascia e questo romanzo è un inno all'assenza ma anche il percorso a ritroso dell'autore per ritrovare e conoscere un padre che non c'è più e in qualche modo anche se stesso. Per lasciar cadere le illusioni e trovare la realtà delle cose.
Recensioni
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In questo nostro paese la cui storia si intreccia da secoli con l'immenso e poco popoloso territorio libico, sembrerebbe impossibile (ma non lo è) che Hisham Matar sia, fin qui, pressoché l'unica voce letteraria che ci permette di arrivare al cuore della Libia contemporanea. Prima del suo Nessuno al mondo (Einaudi, 2006), infatti, in italiano si poteva leggere molto poco: l'improbabile ed estemporanea raccolta di racconti di Gheddafi (Fuga dall'inferno e altre storie, manifestolibri, 2006), due testi dello scrittore libico più noto, Ibrahim al-Koni (1948), cantore della cultura tuareg e della mistica del deserto (Pietra di sangue, Jouvence, 2002 e Polvere d'oro, Ilisso, 2005), e un unico racconto del prolifico Ibrahim al-Faqih (in Narratori arabi del Novecento, a cura di Isabella Camera d'Afflitto, Bompiani, 1994). Fino allo scorso anno, con l'aggiunta di uno studio accompagnato da passi antologici (La letteratura della Libia, a cura di Elvira Diana, Carocci, 2008) e un terzo volume di al-Koni (La patria delle visioni celesti e altri racconti del deserto, e/o, 2007), la situazione non dava segni di voler cambiare, e solamente in questo 2011 gravido di avvenimenti si è notato un timido segno di accelerazione, prima con un romanzo di Razan Moghrabi (Le donne del vento arabo, Newton & Compton) e poi con i tre volumi che contengono racconti di Ahmad Ibrahim al-Faqih (1942), 'Ali Mustafa al-Misrati (1926) e Ziyad 'Ali (1949), pubblicati dalla palermitana Nuova Ipsa Editore in collaborazione con l'Accademia libica in Italia.
E così, a conti fatti, accade che la voce di Matar, che torna adesso con questa seconda opera, Anatomia di una scomparsa, resta la sola a risuonare molteplice, a farsi carico di trasmetterci il peso che la storia libica ha imposto alle vite dei singoli individui, a mostrarci come fatti storici straordinari vadano a intrudere non solo nell'ordinaria esistenza delle persone che li subiscono, ma fin dentro la loro stessa sostanza. "Dittature come quella di Gheddafi scriveva Matar in un accorato quanto lucido articolo apparso il 16 luglio 2006 su"The Indipendent" possono confiscare proprietà, possono imprigionare, torturare e uccidere, ma non dovrebbe mai esser loro permesso di spossessarci della nostra umanità. La sola vera battaglia, qui e ora, è resistere agli assalti della storia".
La sua battaglia, Hisham Matar ha deciso di combatterla con una voce letteraria dalla valenza eminentemente poetica, sempre sospesa al filo di una narrazione che si dipana fluida e attentamente soppesata. Una voce che, in entrambi i suoi romanzi, è quella dell'innocenza, dell'inconsapevolezza tipica di un bambino, caratterizzata dalla mancata comprensione degli avvenimenti e quindi da un'incosciente obiettività. In Nessuno al mondo è Suleiman, nove anni all'epoca dei fatti, a raccontare di sé e della storia della sua famiglia, in Anatomia di una scomparsa è il dodicenne Nuri, entrambi da un piano temporale che li vede già adulti ma senza che la raggiunta maturità modifichi la loro percezione infantile e adolescenziale della realtà, cruda e crudele. Eppure, benché da un certo punto di vista i due romanzi ricalchino lo stesso itinerario, non potrebbero essere più diversi. E qui si riconosce l'arte di Hisham Matar.
Sia Nessuno al mondo sia Anatomia di una scomparsa vivisezionano il momento della perdita il rapimento del padre per mano degli sgherri del potere gheddafiano e il faticoso costruirsi un'identità autonoma del protagonista. Il primo, però, in un crescendo di tensione politica che diventa lacerazione familiare, mette in scena gli anni settanta vissuti al maschile (sono gli anni in cui il regime sta accuratamente smantellando una delle più progressiste e indipendenti associazioni studentesche del mondo arabo, anni in cui le esecuzioni dei suoi leader vengono trasmesse in televisione e non si contano più gli arresti arbitrari dei sostenitori del movimento), mentre Anatomia di una scomparsa racconta invece l'universo femminile. Ed è un mondo dolente e doloroso, sconfitto ma vincente. La madre di Nuri, Ihsan, la nuova moglie del padre, Mona, la custode della casa cairota di famiglia, Naima, forse anche l'imprevista amante paterna, Béatrice, sono facce diverse dello stesso ritratto, sfaccettature della stessa determinazione a sopravvivere o, quantomeno, a far sopravvivere. Costi quel che costi. Presenza femminile come contraltare all'assenza maschile? Se così fosse, allora risulterebbe più chiaro e più consono il titolo originale di Nessuno al mondo: In the Country of Men, "Nel paese degli uomini". Quegli uomini che, è dichiarato nero su bianco in Anatomia di una scomparsa, ubbidiscono alla propria legge. Costi quel che costi.
Nel 2006 Hisham Matar si chiedeva, con la preveggenza dei grandi poeti: "Come possiamo rimanere integri e liberi dall'odio, ma fedeli alla nostra memoria?". I suoi romanzi, letti oggi, suggeriscono possibili risposte.
Elisabetta Bartuli
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