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Libro molto interessante sui temi trattati molto piacevole la lttura
Robert Browning è l'erede dei poteti monologhi elisabettiani alla Marlowe, dove i potenti personaggi del drammaturgo di Canterbury fanno emergere la loro titanica voglia di andare oltre. I personaggi del grandissimo poeta londinese si trovano in una situazione simile; essi descrivono la loro vita ad un ascoltatore che noi sappiamo essere presente (l'intonazione, certe affermazioni intratestuali), ma che in realtà non parla e non interviene mai. Con questa modalità, il personaggio può descrivere e indagare se stesso, facendo sì che il lettore conosca i lati nascosti (e forse più inquietanti) della sua personalità. Robert Browning è senz'altro il poeta più innovativo del secondo Ottocento, che anticipa le soluzioni di Joyce e della Woolf e la loro narrativa introspettiva.
Recensioni
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Browning è un classico vittoriano, assetato di esperienze, storie, grandi raffigurazioni. In Italia ha vissuto felicemente, trovato ispirazione, e incontrato molti estimatori. Non solo Montale (Two in the Campagna divenuto Due nel crepuscolo) ma anche valenti critici e traduttori come Angelo Righetti (Poesie, Mursia, 1990), Simone Saglia (l'immane "illeggibile poema" - sempre secondo Montale - L'anello e il libro, Zanetti, 1994), e ora Francesco Rognoni, che traduce e introduce con finezza tre monologhi (1845-55) di pittori del nostro Rinascimento. Il "Pictor Ignotus" è figura dell'artista che ha preferito l'oscurità al confronto estenuante con il giudizio dei contemporanei, alla grandezza di Raffaello e alle miserie con cui la grandezza deve inevitabilmente confrontarsi: un agorafobico alla Emily Dickinson. Fra Lippo Lippi, fermato dalle guardie al ritorno da una scappatella notturna, racconta loro in 390 versi la sua vita: i suoi peccati carnali, le sue aspirazioni per un'arte realista, la sua assunzione fra i santi che dipinge. Infine, Andrea del Sarto narra la storia malinconica della sua dipendenza dalla moglie che lo tradisce e lo ha richiamato a Firenze dagli onori della corte francese. Sono temi di complessità alla Henry James, resi con ricchezza figurativa e linguistica, in quella forma del monologo drammatico che sarà ripresa dai vari Prufrock e Gerontion di Eliot e Properzio di Pound - Pound che nei Cantos si proclamò figlio di Browning e continuò a narrare di pittori e condottieri italiani, in monologhi ora spezzati ora maestosi come quello di Fra Lippo: "Forse il latino voi non lo parlate più di me; / comunque, fate al caso mio, avete visto il mondo / - la meraviglia e la bellezza e l'energia, / la forma delle cose, luci e ombre, i colori, / i mutamenti, le sorprese - e Dio ha fatto tutto! / - A quale fine? Siete o no pieno di gratitudine / per il bel volto di questa città, la striscia di quel fiume, / e le montagne attorno e il cielo sopra, / e molto più per le figure degli uomini, le donne, i bambini, / che essi incorniciano? Perché c'è tutto questo? / Per essere ignorato, disprezzato? o perché noi ci si soffermi, / pieni di meraviglia? Oh, ma è così, naturalmente! dite voi. / Perché non fare, quindi, oltre che dire - dipinger queste cose / esattamente come sono, e venga quel che venga?". L'arte moderna è chiamata a rappresentare il mondo in tutta la sua varietà e complessità. Del resto l'aveva già "fatto" più che "detto" Shakespeare, senza sbilanciarsi sul senso complessivo di quel mondo, come Browning e i suoi seguaci non esitano a fare attraverso le loro maschere. "The world" ci assicura Fra Lippo "means intensely, and means good" ("ha un significato intenso e buono"). "And all shall be well and / All manner of thing shall be well", ribadirà più fievolmente Eliot un secolo dopo. Massimo Bacigalupo
scheda di Bacigalupo, M. L'Indice del 1999, n. 05
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