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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2020
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Il romanzo di Laura Tullio è la summa di un percorso. Il libro ripercorre la vita, gli incontri, le amicizie, i rapporti con luoghi e oggetti di una ragazza che convive con un corpo che un po' accetta, un po' no, un po' la identifica e la caratterizza e un po' le pesa. Ma nella storia la protagonista prenderà coscienza a poco a poco di questo fardello con il quale riprende sempre la lotta e il confronto, pronta tuttavia a dimenticare se stessa per scoprire l'altro con apertura di cuore, leggerezza e slancio, ottimismo e libertà di spirito, con fare alla mano che non nasconde però ironia e lucidità critica. Anche il linguaggio della protagonista si adegua a seconda dell'età, evolvendo in modo più snello nei rapporti con le donne, più intimo e profondo in quello con gli uomini. In questo viaggio c'è modo di trattare di tante cose: lavoro, amore, famiglia, tradizione, adolescenza, perdono, sesso ed educazione, ma l'elenco di un lessico di vita potrebbe continuare. Al centro di tutto però c'è il corpo, un corpo sovrappeso, che dice solo una parte dell'infinito che si porta dentro Marta ma allo stesso tempo dice molto a Marta e condiziona in modo decisivo i momenti belli della sua vita. Alla fine, questo peso sembra avere l'ultima parola, ma in realtà no, l'ultima parola la scrittrice la affida allo sguardo del personaggio, ancora una volta pronto a camminare in avanti. Un libro dove la speranza e la rassegnazione convivono in un dialogo inquieto e tuttavia non violento, con un personaggio, Marta, serio e simpatico perché aperta allo stupore e disposta ancora una volta al cambiamento.
Sinceramente non so da dove cominciare, ogni pagina di questo libro è preziosa e ti rimane nell'anima. Ho talmente empatizzato con Marta, che ad ogni scena di"intimità" emotiva o sessuale, trattenevo il fiato, temevo che qualcuno potesse ferirla e sentivo il bisogno di proteggerla. Della protagonista ho apprezzato tutto: il dialogo interiore, l'umorismo, il cinismo. La scrittura dell'autrice è pura poesia, per la musicalità delle parole e per le similitudini evocative. Non mi capitava da molto di avere un libro che non vedevo l'ora di leggere.
Letto in due giorni. Non sembra un esordio, sembra un romanzo scolpito nel tempo come una scultura fatta di anni. La scrittura di Laura Tullio è così consapevole... Mi ha attraversato più di tutto l'intensità delle sue parole, delle scene descritte, degli stati d'animo soprattutto, dei pensieri che sembrano quasi creare nella testa di Marta un poema di dubbi. Nella prima parte ho adorato la sua relazione con le parole, il modo in cui le mette dentro la sua vita, le sente preziose e vive. Ci sono delle pagine che mi hanno fermato il cuore. La prima è stata quella del cambio d'umore di sua madre. Cazzo, avevo lo stomaco contratto, quella scena è stata una lacerazione nel tessuto che sembrava così sereno fino a un istante prima. Ed è rivelatrice, perché il lettore capisce che dietro quel cambiamento repentino c'è un mondo di dolore sommerso. Poi mi hanno stregato praticamente quasi tutte le pagine con Giacomo e Adriano. Nella prima sequenza a casa loro avevo il cuore in gola, vivevo attimo dopo attimo l'agitazione e l'emozione di Marta, riuscivo a sentire quasi gli odori dei loro corpi, lo sgomento delle loro menti... E poi la scena della foto... credo sia il climax della narrazione, la tensione di quelle pagine è incredibile, non puoi cedere a quella forza del voler andare avanti, capire, conoscere ogni sfumatura degli stati d'animo che attraversano le loro pance. E poi Jimmy; quel capitolo è un romanzo nel romanzo. E' una cosa di una bellezza così assoluta che ti fa vivere sensazioni che nemmeno sapevi di avere, o ricordavi di aver provato. 'Gli anni di Marta' è un romanzo straordinario. Per mille motivi, non ultimo il fatto che Marta è nella testa di moltissime persone; le sue paure sono allo stesso tempo specifiche ma universali, soprattutto il modo in cui cerca di abbandonarsi al coraggio ma viene raggiunta dai suoi limiti. Ci sono delle frasi efficacissime e splendide, per esempio: "Le rughe sono le cicatrici dei pensieri". Meraviglioso!
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