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scheda di De Federicis, L., L'Indice 1997, n. 2
In origine, 1949, c'era la Cooperativa Libro Popolare con una "Universale economica" che stampava classici moderni in volumetti, 100 lire per un centinaio di pagine. Poi venne, nel 1955, l'editore Feltrinelli. Rilevò la collana contrassegnata dal marchio del canguro e ne fece qualcosa che in Italia mancava, accogliendovi anche novità in prima edizione e scrittori giovani, non professionali. Valerio Bertini, un fiorentino impiegato come disegnatore alla Galileo, vi esordì fra i primi nel 1957 con "Il bardotto", storia di un apprendista operaio e del suo mondo dentro e attorno alla fabbrica. Dalla propria esperienza Bertini trasse ancora un libro, "Elogio del meccanico". Ma non proseguì nella carriera di scrittore e non ha un nome noto fuori della cerchia editoriale. Ha fatto invece dal 1962 il libraio, è stato un protagonista nello sviluppo delle Librerie Feltrinelli e si è guadagnato una bella citazione nel catalogo storico uscito l'anno scorso. Oggi questo narratore parsimonioso, nato nel 1921, pubblica un terzo libro: restando fedele alla lingua, che è l'elegante e un po' sboccato toscano, e al tipo d'invenzione, che s'indovina liberamente autobiografica. Sullo sfondo di anni difficili durante il primo fascismo, e nel teatro delle vicende collettive, Bertini disegna interni casalinghi e scene mosse, racconta vivaci storie popolari di amori e dolori e inoltre di cibi, cessi, cimiteri: la vita, in "Un anno breve", guardata di scorcio e per gioco con gli occhi di un ragazzino. Il filo conduttore sono infatti i ricordi di Giovanni, a cui tocca per colpa degli adulti l'avventura di crescere in campagna nella casa di un nonno gran cacciatore e molto amato, il cantoniere Guelfo Torrini, e di doversene poi staccare per trasferirsi là dove stanno i genitori: a Lione, città nebbiosa e piena di strana gente, immigrati e rifugiati politici. E così, dopo il bestiario all'aria aperta, uccelli d'ogni specie lungo l'Arno e lepri, Giovanni conoscerà nei vicoli lionesi animali diversi e da fogna, ragni e vermi, topi e scarafaggi e "spaventosi gatti immobili dagli occhi gialli". Bertini racconta le prevedibili peripezie di un'infanzia che finisce. E offre anche altro. Soprattutto la materia popolare, oggetti e segni raffigurati con un'attenzione antropologica del tutto nuova rispetto ai modelli (Pratolini, certo). Per chi vuole ripensare senza troppa nostalgia a com'eravamo da poveri, negli anni e nei posti delle lucciole, il suo libro è una buona occasione.
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