La lingua cinese è una delle più antiche e complesse forme di espressione al mondo, con un miliardo di parlanti e una tradizione scritta che risale a più di tremila anni fa. Nata come strumento di comunicazione e di identità culturale, è oggi una delle lingue più studiate per motivi linguistici, storici, politici e commerciali. La sua struttura tonale, il sistema di scrittura logografico e la ricchezza dei dialetti la rendono un campo di indagine privilegiato per linguisti, sinologi e appassionati di culture asiatiche. Studiare la lingua cinese significa avvicinarsi non solo a un codice linguistico, ma a una visione del mondo costruita sulla relazione tra segno, suono e pensiero.
All’interno di questa tradizione, il mandarino standard (Putonghua) rappresenta oggi la forma ufficiale e più diffusa, ma accanto ad esso sopravvivono varietà regionali come il cantonese, lo shanghainese o l’hakka, ciascuna con un proprio sistema fonetico e lessicale. La scrittura cinese, basata su caratteri ideografici, è una delle più longeve al mondo e continua a evolversi: dalla calligrafia classica alle tastiere digitali, dal pennello al touchscreen. Nei saggi dedicati alla lingua cinese si esplorano temi come la grammatica senza flessione, il rapporto tra ideogramma e significato, la traduzione interculturale e l’impatto della lingua nella filosofia e nella letteratura cinese.
La storia della lingua cinese riflette la storia della Cina stessa: un percorso di continuità e trasformazione che unisce dinastie, territori e tradizioni. Dalle iscrizioni su ossa oracolari della dinastia Shang ai classici confuciani, fino alle riforme linguistiche del Novecento, la lingua ha accompagnato la costruzione dell’identità cinese e la sua apertura al mondo. Oggi, con l’espansione globale della cultura cinese, il cinese diventa anche una lingua di dialogo internazionale, studiata da milioni di studenti in tutto il mondo.