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E' un bel romanzo giallo, ambientato nelle Milano della rinascita, mi è piaciuto molto, leggendolo sono tornato indietro nel tempo rivisitando nel romanzo luoghi e ambienti ben conosciuti e anche famigliari, come le vecchie trattorie. E' stata una piacevole scoperta, da leggere assolutamente
L'ho letto ieri sera, domenica, in poche ore e mi è piaciuto. Specialmente l'ambientazione nell'Italia dell'immediato dopoguerra, primi anni cinquanta del secolo scorso, con un paese ed una città, Milano, dove si sente la voglia di ricostruire,di rinascere, di ritornare a vivere. Un delitto che ha come vittima un prete, colpevole di essere anche molto bello e di attirare, attorno a sé, donne altrettanto belle: materiale scottante, visto il periodo storico. Un commissario che conta molto sul lavoro di squadra e sull'opportuna e sodale frequentazione di buone trattorie milanesi, oggi, credo scomparse o quasi. Per chi è dei luoghi, una geografia della memoria, ma vi sono anche rimandi più o meno universali, nelle serate nelle quali, sembrano passati secoli, o millenni, il dopo cena era contrassegnato dall'ascolto della radio o dalla lettura di un libro ( quale regresso, da allora!). Una storia lineare, ben scritta e condotta che se, da una parte, non dà al lettore risultati eclatanti o mirabili, dall'altra ha il pregio di condurre il lettore attraverso percorsi di stile e di personaggi reali, che si percepiscono e si vivono come tali. Buono, davvero: ma non si gridi al capolavoro, a mio modesto e sindacabile giudizio.
E' un giallo gentile, non truculento come i gialli nordici. Si respira un'atmosfera all'Andrea Vitali, quella con un po' di nostalgia per il tempo ormai andato. E' il 1953. L'italia è sconvolta dal delitto Montesi, sugli schermi si proietta il film "Scaramouche" con Mel Ferrer e Janet Leig, resa famosa da Hitchcock nel film " Psyco". Per guarire Claudia, figlia del commissario Arrigoni Mario, capo del commissariato di Porta Venezia, a Milano, impegnato nell'indagine dell'omicidio del "prete bello", da una brutta influenza, nonna Giulia e mamma Claudia, fanno uso di antichi metodi curativi: vin brulé aromatizzato con cannella e chiodi di garofano, contro tosse e raffreddore; olio di ricino per la purga...L'autore fa una rottura con la tradizione delle perpetue. Quella del "prete bello" si chiama Ombretta e negli anni Venti "era stata una cantante di café chantant e di tabarin: musica, canzoni, champagne...e gambe al vento!". Si faceva chiamare Yvette Sain Just, perché essere francesi dava lustro...Buona lettura.
Recensioni
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