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Estratti da romanzi ed altri scritti, inerenti alla lettura. Ozioso e compilatorio
A me Renato mi condiziona. Nel senso che se mi dice che un libro è brutto… beh… possono piovere cassatelle… quel libro per me è brutto. E se mi dice che è un capolavoro…posso non essere d’accordo sul termine…ma comunque rimango sempre lì… se non è dieci, è dieci meno. Insomma. Così quando mi ha detto: vedi che questo libro di aforismi è terribile, io ho fatto di tutto per non farmi condizionare. Me lo sono portato a Pantelleria questo libro, che è una raccolta di aforismi sulla lettura a cura di Paolo Muri. Ci ho provato, giuro. L’ho letto, riletto. L’ho messo a testa sotto, ho finto interesse. Niente da fare. Ha davvero ragione Renato. Non si può, su una cosa così sacra come la lettura, fare una raccolta così scialba. Senza sapore e senza amore. Un libro di aforismi del nuovo millennio. Che più o meno funziona così. Si va su qualche motore di ricerca e si scaricano tutte le frasi degli autori di ogni tempo dove ci sono le parole “leggere” o “libro” et similia. Quello che succede, succede. E pazienza se certe frasi sono senza senso, ho non hanno alcun significato, o sono all’opposto proprio del concetto di aforisma. E’ una raccolta dettata dal senso di Google, che da quello del bibliofilo o del lettore appassionato. Peccato. Perché proprio su Google, con la modalità “define” (quella che fa da vocabolario universale) abbiamo trovato questa definizione di aforisma: una breve frase che condensa un principio specifico o un più generale sapere filosofico o morale. Bastava fare una ricerca diversa, su Google, preliminare, e forse sarebbe nata una raccolta più sensata e utile.
Recensioni
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È un po' fuorviante il sottotitolo di questa singolare raccolta, capricciosa, stimolante e felicemente imprevedibile. Non si tratta infatti di una silloge di aforismi, di "pensieri", come si sarebbe detto un tempo, ma di un mosaico di citazioni, di frammenti, che con l'atto del leggere, o con l'oggetto-libro, intrattengono i rapporti più liberi e diversi. Alle voci di filosofi come Agostino, Francesco Bacone, Rousseau, Nietzsche, Kierkegaard, si alternano quelle di personaggi letterari che per un attimo si sporgono fuori dal mondo della finzione e pronunciano qualche battuta che getta luce su quel che la lettura rappresenta dal loro punto di vista e nella loro vita: dal sarto dei Promessi sposi a Tonio Kröger, da Don Chisciotte a madame Bovary, sino al prete ammonitore gustosamente evocato dal Belli ("Li libbri nun zò rrobba da cristiano: / fiji, pe ccarità, nnu li leggete"). Il risultato è un gioco speculare che sarebbe piaciuto a Borges (d'altronde spesso presente in queste pagine): una serie di figure che conosciamo, che possiamo conoscere soltanto attraverso la lettura, si pronunciano su quell'atto del leggere che costituisce il nostro legame con loro e ci spingono a riflettere, come avrebbe voluto un altro grande lettore-scrittore qui molto rappresentato, Proust, su quel che la lettura significa per noi, sui suoi pericoli, le sue trappole, i suoi piaceri e i suoi segreti. Di questo "vizio impunito", come lo definì Valery Larbaud, il fondatore del Premio Grinzane mette in luce nella prefazione, d'altronde, il ruolo insostituibile in ogni Bildung individuale: "Una lettura, esercitata in solitudine e nel tempo necessario, il tempo della riflessione e dei ripensamenti, ha, durante l'età della crescita, un valore formativo assolutamente unico. Qualche cosa dei primi libri letti rimane per tutta la vita, ti marchia per sempre".
Mariolina Bertini
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