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Analisi ponderosa e dettagliata, fondamentale per gli storici appassionati della Grande Guerra che vogliono conoscere non solo gli aspetti della cronaca militare ma anche quelli, piu' sottili e a volte nascosti, della retrostante strategia geopolitica delle potenze centrali (il Reich prussiamo in particolare). Scritto negli anni 60 (e quindi in tempi non sospetti), evidenzia come il piano politico della cosiddettaMitteleuropa (unione doganale e monetaria a controllo tedesco) e' sempre stato tra gli obiettivi di guerra tedeschi: ora, dopo quasi un secolo, la Germania puo' dire di averlo finalmente raggiunto; si chiama Euro!
Opera monumentale basata su un impressionante apparato documentale che analizza in dettaglio dal punto di vista storico-politico le responsabilità della Germania nella Grande Guerra e la vastità e la continuità dei suoi obiettivi territoriali ed economici. Testo complesso e che richiede un notevole impegno per comprenderne tutta la ricchezza e la profondità. Opera fondamentale sulla Prima Guerra Mondiale che smaschera la volontà di potenza degli Imperi Centrali (soprattutto del Reich tedesco) e le loro irrealistiche e aggressive aspirazioni al potere mondiale.
Recensioni
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Quando nel 1959 uscí sulla «Historische Zeitschrift» un articolo di Fritz Fischer che anticipava a grandi linee i risultati ora esposti in questo libro, l'intero mondo storiografico-politico della Germania di Bonn fu messo a rumore, e reazioni anche piú vivaci suscitava, tre anni dopo, la pubblicazione del volume, che ha avuto in seguito altre tre edizioni. Il lavoro del Fischer, infatti, batte in breccia - sulla base di un'enorme massa documentaria, in parte a stampa, ma in ben piú larga misura ricavata dagli archivi di Potsdam, Merseburg, Bonn, Vienna, Stoccarda, Monaco e Coblenza - le tesi e le leggende, assai diffuse ancora oggi in Germania, volte a sostenere che l'impero degli Hohenzollern si prefiggeva con quel conflitto fini puramente difensivi.Si tendeva soprattutto a negare che mire annessionistiche si fossero prefissi i dirigenti piú responsabili, a cominciare dal cancelliere Bethmann Hollweg, e a giudicare i piani di Weltpolitik fantasie di piccoli gruppi pangermanisti. Il Fischer, invece, dopo avere analizzato nelle linee essenziali lo sviluppo economico-sociale della Germania dagli anni '90 al 1914, mostra spregiudicatamente le precise responsabilità dei maggiori capi politici e militari tedeschi per spingere l'Austria-Ungheria a un conflitto dal quale si ripromettevano il coronamento dei loro sogni imperialistici. In particolare, il ruolo dei grandi complessi industriali e finanziari nella guerra è seguito con una attenzione e un'esattezza che permette di indicare come il loro programma, diretto precedente dei piani nazisti di conquista, sia da considerare una costante nella politica di questi colossi economici. Il graduale sistema di dominazione politica ed economica del Reich era organizzato in forma diretta e indiretta: dalle limitate annessioni ai confini occidentali e orientali (province polacche e lituane, francesi, belghe e olandesi), attraverso la creazione di Stati-cuscinetto vassalli (Belgio e Romania, Polonia, Finlandia, Ucraina), si doveva giungere a una Mitteleuropa sotto direzione tedesca, che avrebbe dovuto estendere la sua sfera d'influenza a gran parte d'Europa, Asia e Africa. Il Fischer indica la coerenza e la funzionalità di questo programma, perseguito dagli uomini di governo con l'appoggio dei maggiori industriali e finanzieri e anche di personalità di grandissimo rilievo nella cultura tedesca: le varie fasi del conflitto, le principali operazioni belliche, le stesse trattative segrete e i sondaggi per la pace fanno da sfondo a questa coraggiosa ricostruzione del piú ambizioso piano di conquista elaborato prima della tragica avventura hitleriana.
L'indagine, imponente per la vastità dell'orizzonte storico preso in esame e per la straordinaria ricchezza dei documenti studiati, illumina efficacemente le caratteristiche del conflitto 1914-18 e i suoi rapporti con la seconda guerra mondiale: «in avvenire - ha riconosciuto uno studioso della Germania orientale - nessuno potrà lavorare sulla storia della Prima guerra mondiale senza avere assimilato a fondo l'opera del Fischer».
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