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Anno edizione: 2018
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<p>pp. 411 *</p> <p>rilegato con sovraccoperta *</p> <p>RIF. LIBR. EINAUDI&nbsp;</p> <p>info:</p> <p>Una borsa con qualche vestito e le matite per disegnare. Quando la moglie gli dice che lo lascia, il protagonista di questa storia non prende altro: carica tutto in macchina e se ne va di casa. Del resto che altro pu&ograve; fare? Ha trentasei anni, una donna che l'ha tradito, un lavoro come pittore di ritratti su commissione che porta avanti senza troppa convinzione dopo aver messo da parte ben altre aspirazioni artistiche, e la sensazione generale di essere un fallito. Cos&iacute; inizia a vagabondare nell'Hokkaidō, tra paesini di pescatori sulla costa e ryōkan (le tipiche pensioni a conduzione famigliare giapponesi) sulle montagne. Finch&eacute; un vecchio amico gli offre una sistemazione: potrebbe andare a vivere nella casa del padre, lasciata vuota da quando questi &egrave; entrato in ospizio in preda alla demenza senile. Il giovane ritrattista accetta, anche perch&eacute; il padre dell'amico &egrave; Amada Tomohiko, uno dei pittori pi&uacute; famosi e importanti del Giappone: abitare qualche tempo nella casa che fu sua, per quanto isolata in mezzo ai boschi, &egrave; una tentazione troppo forte. Quando si trasferisce l&iacute;, il nostro protagonista capisce che la sua decisione ha dato il via a una serie di eventi che cambieranno per sempre la sua vita&hellip; anzi, la sua realt&agrave;. Prima lo intuisce quando scopre un quadro che Amada Tomohiko aveva nascosto nel sottotetto subito dopo averlo dipinto, molti decenni prima: &egrave; una scena misteriosa e apparentemente indecifrabile, che per&ograve; trasuda una violenza maligna e indicibile. Poi ne avr&agrave; la certezza quando, una notte, sente il suono flebile eppure inconfondibile di una campanella provenire dal folto del bosco. Facendosi coraggio decide di seguire quel suono che sembra ave
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Murakami è uno degli autori contemporanei che più amo, e ogni volta che mi avvicino ad un suo libro mi sembra di vivere un’esperienza unica, di entrare in quel suo mondo in cui realtà e sogno si fondono in modo straordinario. Purtroppo, con L’assassinio del commendatore non è andata così. Fin dalle prime pagine, lo stile di Murakami è inconfondibile: metafore suggestive, atmosfere oniriche, la sua tipica “malinconia “. L’immedesimazione nei suoi personaggi è sempre immediata, e c’è quella sensazione di trovarsi in un sogno che sembra incredibilmente reale. In questo libro, man mano che la lettura prosegue, la magia comincia a sgretolarsi. La trama, che parte con una premessa intrigante, finisce per diventare sempre più forzata. Murakami stavolta non riesce a gestire il confine tra sogno e realtà: mentre in altri suoi libri queste due dimensioni si intrecciano alla perfezione, qui rimangono troppo separate, e il risultato è una sensazione di disorientamento. Non si ha mai la possibilità di vivere completamente in uno dei due mondi, e il coinvolgimento ne risente. Le digressioni, che spesso nei suoi romanzi arricchiscono la narrazione, qui mi sono sembrate artificiose. Sembra che Murakami stia cercando di riempire degli spazi vuoti, ma senza riuscire a costruire un legame autentico con la trama principale. A mio parere, il libro avrebbe potuto essere ridotto di almeno un paio di centinaia di pagine, eliminando molte di queste deviazioni che appesantiscono la lettura senza aggiungere valore. Detto ciò, nonostante tutto, la scrittura di Murakami ha sempre la sua forza. Ci sono passaggi che rimangono impressi, ma L’assassinio del commendatore non è, purtroppo, uno dei suoi migliori lavori. Resta comunque un libro che, per chi è fan del suo stile ed ha molta pazienza, vale la pena leggere, anche se non raggiunge la magia dei suoi romanzi più riusciti.
Libro bellissimo coinvolgente ed emozionante fino alla fine! Straordinario!
Eccezionale per come è scritto e ancor più per come è stato tradotto. Quanto al contenuto non è forse vero che un animo inquieto non possa oscillare tra sogno e realtà?
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