Indice
Le prime frasi del romanzo
Capitolo uno
Molto, molto tempo fa, quando i troll si aggiravano ancora nel buio più fitto delle foreste e gli orchi brontolavano inquieti oltre le colline, c'era un piccolo e normalissimo villaggio chiamato Canalsbury. Anche i suoi abitanti erano normalissimi, e lo stesso si poteva dire di Agata Granell, l'unica figlia dello spazzino del villaggio: normalissima, come tutti gli altri... fino al suo decimo compleanno. Proprio quell'anno, infatti, suo padre le regalò un libro di fiabe. Prima di compiere undici anni, Agata le sapeva tutte a memoria, e prima di compierne dodici aveva deciso che cosa doveva fare nella vita: sposare un principe e vivere per sempre felice e contenta.
A sedici anni Agata si era resa conto che questa era una cosa assai improbabile – i principi non venivano a Canalsbury a cercare le principesse. Smise di fare avanti e indietro per la via principale con la sua camicia da notte più bianca e più bella, rilesse tutte le fiabe del libro e cambiò i suoi progetti. Era di un eroe che aveva bisogno, un eroe che partisse all'avventura e facesse ritorno con tutto il necessario al suo Per Sempre Felici e Contenti e Ricchi Sfondati. E siccome non aveva visto nessun eroe aggirarsi nei dintorni di Canalsbury in tutti i suoi sedici anni, se lo sarebbe dovuto procurare da sola.
Ciò di cui aveva bisogno era il settimo figlio di un settimo figlio. Secondo il libro, il settimo figlio di un settimo figlio era SEMPRE un eroe. L'unica cosa che doveva fare era trovarne uno.
Agata Granell era una ragazza determinata. Se ne andò di villaggio in villaggio e di fattoria in fattoria, e alla fine trovò Garf Cipolla. Garf era il settimo figlio di un allevatore di maiali e, a dirla tutta, i maiali erano l'unica cosa che gli interessava veramente. Ma Agata fu così insistente che per il suo diciottesimo compleanno erano sposati. Andarono a vivere alla Fattoria Abbattimaiali e, alcuni anni dopo, arrivò il loro settimo figlio. Agata non poteva essere più felice: finalmente era l'orgogliosa madre del settimo figlio di un settimo figlio.
«Sarà un eroe», annunciò, «quindi lo chiameremo Magnifico». Garf Cipolla fece spallucce e tornò dai suoi maiali, lasciando che Agata cominciasse l'addestramento dell'eroe. Un anno dopo, Agata fu leggermente infastidita dall'arrivo di un ottavo figlio, ma mise la culla nel granaio e disse a Yurt, il figlio maggiore, di occuparsi di lui.
«Magnifico ha bisogno di me», spiegò. «Un giorno partirà all'avventura e farà ritorno con oro e gioielli e una principessa, e vivremo tutti Per Sempre Felici e Contenti e Ricchi Sfondati.»
«Va bene, Ma'», annuì Yurt. «Come si chiama il bambino?»
Agata Cipolla sbuffò spazientita. «Non chiederlo a me. Ho già dovuto pensare a sette nomi. Decidi tu.»
Yurt studiò il bambino. «Otto», disse. E Otto Cipolla fu.