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Semplicemente, per me uno dei migliori dischi rock della storia italiana. Ho sempre amato gli Afterhours ma in quest'album hanno proprio raggiunto il top, è un disco intenso, viscerale, bellissimo, i testi sono pura poesia. A quest'album ha partecipato anche Greg Dulli, inoltre mi sembra che rispetto ai dischi precedenti abbiano perfezionato il "ruolo" del violino elettrico che conferisce all'intero disco un'atmosfera veramente particolare. Che dire, un capolavoro!
Stilisticamente risente delle influenze americane più degli esordi cantati in lingua inglese, Afghan Wings a profusione come melodie. Forse l'ultimo disco veramente interessante che abbiano inciso.
Pubblicato con quattro differenti copertine ad opera di Guido Harari e Thomas Berloffa che rappresentano i diversi membri del gruppo con le proprie compagne (in seguito oscurate su consiglio di Agnelli), e ripubblicato in una versione con i testi in inglese, il disco ottiene un successo ancora maggiore del precedente. Incastrando un'acuminata lucidità (“La sottile linea bianca”, “Carne fresca”, “Chissà com’è”) in soluzioni che dondolano tra ballate incalzanti (“Ballata per la mia piccola iena”, “La vedova bianca”) e distorsioni ruvide e deviate ("È la fine la più importante"), il gruppo conferma nuovamente la propria inclinazione a canalizzare tutta l’aggressività del rock in strutture più vicine al pop, creando un’opera oscura e obliqua
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