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Un canzoniere ironico-erotico, che gioca con l'immaginario delle filastrocche: Prévert incontra Rodari, Tim Burton e pure Laura Betti, quando faceva le canzonacce di Arbasino!
«C'era una bambina /
Amiamo, odiamo e facciamo la cacca, perché siamo delle “bambinacce”.
Le bambinacce è il titolo del nuovo divertentissimo libro di Veronica Raimo e Marco Rossari, che ricorrono alla poesia per raccontare la meraviglia della prima volta tipica dell'infanzia, quando tutto è possibile.
La migliore amica aspetta una bambina. Chiedo: “Come la chiamerai?” “Elsa”. “Ah, come la Morante”. Provo io. “No, perché è un bel nome e non vuol dire niente. L’elsa della spada, o al massimo manico”. Esce in questi giorni un libro animato dallo stesso spirito e scritto per bambine come Elsa: che suonano bene e fanno ridere, padrone e mai succubi dei doppi sensi, un po’ letterarie, ma non troppo, fantastiche e mondane, a volte commoventi.
Le bambinacce – scritto da Veronica Raimo e Marco Rossari, con illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio ed edito da Feltrinelli – è una raccolta di filastrocche, o poesie, o scioglilingua impertinenti, che viene da definire tali solo perché così è più divertente (e fa assonanza). Né le protagoniste né i propri autori si leggono come sfacciati o impudenti, anche se l’associazione di infanzia e sessualità farebbe genericamente rientrare questo esilarante canzoniere nella categoria delle sconcezze tabù. Ma le bambinacce – come annunciato dalla fonte arbasiniana in apertura – se ne fregano della norma e la mandano “aff… all’inferno”.
Le cinquantacinque poesie sono estreme, polarizzanti, come succede in ogni favoletta che si rispetti: leggetene un paio e farete fatica a pensare in prosa. Innanzitutto le bambinacce odiano, amano e soprattutto vogliono, hanno preferenze spiccate per persone e cose e animali (spigoli, barbe, dottori, fantasmi) e vivono e muoiono con grande ardore. Del resto durante l’infanzia ogni sentimento è totalizzante, e solamente nell’infanzia ci è dato vivere le emozioni con tutta l’intensità della prima volta. Questo sì è un tratto realistico della raccolta: se solo da piccola avessi avuto potuto leggermi come una bambinaccia…
Fin dalle prime rime, Raimo e Rossari pescano nel bestiario della lingua italiana e ribaltano luoghi comuni con l’ausilio di un lessico corporale: gli aculei di un porcospino non pungono – sono spine nel cuore o “sotto la pelle / sotto le unghie, sotto le ascelle”. Introdotte da una Pierina Porcospina che poco ha da spartire con lo Struwwelpeter (libro illustrato per bambini di Heinrich Hoffmann dell’800, ndr), le bambinacce sono sempre aperte, alla scoperta e in ricezione. Se proprio devono chiudersi non lo fanno a riccio: lo fanno a ostrica. Il riferimento a Morte malinconica del bambino ostrica, infatti, è immediato, omaggiato e sbeffeggiato da una bambina poetessa che “gradiva il senso sciolto / del sesso libero / il desiderio sconvolto / del verso brivido”.
(Prosegui la lettura della recensione sul sito di Rolling Stone)
di Clara Miranda Scherffig
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