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"Mamma li turchi!" è un'espressione passata in proverbio e ora sciaguratamente rievocata nel fiorire di affermazioni allo sbaraglio sulla complessa relazione Islam-Occidente, che reca in sé il segno a lettere di fuoco delle incursioni dei "barbareschi", ovvero di quei corsari al servizio del Gran Turco, che tennero a lungo in scacco l'Italia, razziando persone e beni, potendo contare, d'altra parte, sul sostegno occasionale di alcuni "rinnegati" per comodo o necessità (come il ligure Cigala, la cui storia Fabrizio De Andrè canta con grazia in una sarcastica song di Creuza de Mä), come anche sulle simpatie francesi. Il libro di Jacques Heers racconta con dovizia di informazioni, ma senza rinunciare al piacere di occasioni narrative spesso romanzesche, questa complicata storia, dedicando notevole spazio in specie alle gesta leggendarie dei crudeli fratelli Barbarossa e soprattutto del secondo, Khair ed-Din, di cui si ricorda anche il rocambolesco tentato rapimento a Fondi della bella Giulia Gonzaga, che aveva la reputazione di una novella Sheherazade. A lui toccò, in cambio delle sue azioni efferate, di divenire di fatto un'incarnazione ideale dell'orco delle favole da narrare ai bambini, come numerose ricerche nel folklore permettono di verificare. Il volume ripercorre agilmente gli episodi principali di questa accidentata vicenda e la Salerno conferma il proprio interesse a un'area di studi non troppo frequentata da noi, dopo la pubblicazione, lo scorso anno, per le cure di Bruno Basile della curiosa memoria seicentesca di Ottaviano Bon, Il serraglio del Gransignore.
Luca Scarlini
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