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Su un lago vicino a Vienna passano le vacanze Beate e Hugo, suo figlio diciassettenne. Lei ha perso il marito amatissimo, un celebre attore di cui ritrova i tratti in Hugo. Qualcuno la corteggia, ma Beate crede di avere una sicurezza: che il suo unico uomo sarà sempre quell’attore che ha amato, eternamente giovane, capace di indossare tutte le maschere, e forse una maschera egli stesso. Nelle sue braccia, Beate era stata «l’amante di eroi e di ribaldi, di beati e di dannati, di uomini limpidi come specchi o pieni di mistero». Ma un giorno, nella torpida atmosfera lacustre, la ferisce il sospetto che una donna stia insidiando il figlio. Allora si sente quasi impazzire. L’altra donna ha più o meno la sua età, ed è un’attrice. Beate la guarda come se si vedesse in uno specchio e non volesse riconoscersi. Da quel momento tutto comincia a vacillare in lei. Ripensa alla sua vita, e si domanda se il suo amore per il grande attore non era stato tutto un inganno, consumato dalle due parti. Si guarda intorno, nella piccola società dei villeggianti, e si accorge con ammaliato sgomento di desiderare un compagno del figlio. Scopre la notte, una notte più minacciosa di quella che scende sul lago. E verso la notte converge la storia, quando il gioco degli specchi e degli sdoppiamenti infuria sino a diventare intollerabile, e Beate vi si trova imprigionata insieme al suo unico vero amante: suo figlio. Ascoltando questa storia, qualcuno potrebbe dire: «L’avrebbe dovuta raccontare Schnitzler». E Schnitzler la raccontò in questo suo libro del 1913, uno dei suoi più perfetti.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E' sempre un piacere leggere Schnizler
Ho letto (quasi) tutti i libri dell'autore. Pure in questo romanzo si percepisce l'influenza dell’opera di Freud, con il quale si frequentò saltuariamente ma restano varie lettere che si scambiarono, dato che si occuparono entrambi di certi studi e tematiche. Senza svelare nulla posso dire che oltre la storia scandalosa per il tempo, c'è un che di inspiegabile e freudiano.
Meraviglioso!
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Amore, L., L'Indice 1986, n. 6
Ancora una delle inquietanti indagini schnitzleriane dei recessi della anima, una penetrante analisi della solitudine e del disinganno. La vedova Beate è in villeggiatura con l'amatissimo figlio Hugo, immagine vivente del marito, un famoso attore morto cinque anni prima, a cui la donna intende restare fedele. Mentre il figlio diciassettenne diventa l'amante di una matura attrice, la madre intreccia quasi involontariamente una relazione col giovane amico di Hugo. Beate si accorge, con compiacimento e ripulsa allo stesso tempo, di essere entrata a far parte di un mondo "privo di leggi morali", nel quale si fondono sogno e passione, un mondo che la donna aveva conosciuto attraverso il marito, ma che ai tempi della sua vita coniugale essa aveva saputo conciliare con l'esistenza borghese. Nel vortice degli sdoppiamenti e delle somiglianze, nei parallelismi delle situazioni, Beate perde ogni appiglio: anche l'immagine del marito si rivela mendace e l'amore per lui un inganno. Beate scopre di non aver amato il marito, che forse la tradiva, bensì le mille maschere tragiche ed eroiche dell'attore, che le schiudevano "quell'esistenza selvaggia e avventurosa da lei vagheggiata nei suoi sogni più segreti". La solitudine e il crollo delle certezze spingono Beate verso un suicidio/omicidio nel quale trova la liberazione e recupera la comunione col figlio, suo vero "sposo".
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