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‘Berta Isla’ è un romanzo stratificato e complesso, da approcciare con la dovuta attenzione. La presunta spy-story (con il suo colpo di scena finale non così sorprendente) è solo la forma letteraria con cui Marìas riveste un’indagine eminentemente esistenziale. Il narratore onnisciente delle prima due parti lascia il posto alla soggettiva di Berta, abbandonata solo prima della conclusione, allorché si torna ad assumere il punto di vista di Tomàs. La presunta Verità oggettiva quindi si sfrangia entrando nella psiche dei protagonisti, scontrandosi con l’impossibilità di conoscere completamente l’altro, anche all’interno della vita di coppia sancita dal matrimonio. Di più, Tomàs appare da subito come una figura opaca anche a se stessa, quasi il guardarsi dentro fosse uno sforzo inutile, destinato al fallimento. La condizione della spia, il suo oscillare tra essere e non essere, il suo accadere senza lasciar traccia, diventa segno di una condizione umana generale, in cui però l’incertezza (correlata all’immaginazione, generativa di potenziali futuri) può essere preferibile alla stasi e alla consuetudine. Il disegno del romanzo intreccia diversi fili: la presunzione moderna (e spesso illusoria) di scegliere il corso della propria esistenza; il desiderio altrettanto labile di lasciare una traccia, incidendo sul corso del mondo, regolato da movimenti sotterranei in pace e in guerra; la trasmissione opaca del potere che investe anche le democrazie, i taciti ordini che superano l’etica senza che si possa poi attribuire una responsabilità; lo scorrere del tempo sugli individui, col rifugio di ricordi che si trasformano e possono rivelarsi deludenti nel presente. La scrittura di Marìas è fluida ed elegante, si sviluppa in ampi periodi e sfoggia un’invidiabile cultura letteraria: si va da Eliot a Shakespeare (col suo Enrico V, spia ante litteram) per arrivare a celebri ritorni di presunti defunti (Martin Guerre e il colonnello Chabert di Balzac).
Capolavoro. Non si può definire in altro modo. Per i ritratti dei personaggi, per lo studio psicologico di ciascuno, anche dei più spregevoli, per l'attenzione ai particolari narrativi. E anche alla storia in se' con sorpresa finale. Anche se la vicenda dei servizi segreti è solo un McGuffin, di hitckockiana memoria. Però l'incarnazione dei soggetti negli eventi resta mirabile. Il più bel libro letto quest'anno, tra i primi in assoluto Voto 10
Un libro meraviglioso. Personaggi e trama fantastici, un romanzo che ti entra dentro e che non vedi l'ora di continuare a leggere.
Recensioni
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«Il mondo non lo alterano certo la nostra soppressione o la nostra nascita, il nostro lento percorso, la nostra esistenza, la nostra fortuita comparsa e il nostro inevitabile annullamento. E non lo altera alcun fatto, alcun crimine commesso o sventato, alcun avvenimento. […] Non importa, non può mancarci quello che non è successo.»
La conversazione tra Wheeler, professore ad Oxford, e Tom racchiude il senso profondo dell’ultimo lavoro di Marías. Più che un dialogo, uno squarcio. Sulla vacuità dell’essere, sulla bellezza della possibilità, sull’eternità dell’irrealizzabile. Su di noi.
Berta Isla, l’ultimo libro di Javier Marías , ha vinto il “Premio la Lettura”, organizzato dall’omonimo inserto culturale del Corriere della Sera. Il romanzo, edito da Einaudi, ha tratto nuova linfa vitale dai riconoscimenti che ha vinto (è stato premiato anche da “Babelia”, l’inserto di El Pais), incuriosendo un numero ancor maggiore di lettori. Tra questi, lo ammetto, ci sono anche io, stimolato da un’opera decisamente atipica, di un autore un po’meno popolare di altri scrittori spagnoli come Montalbán o Zafón.
Per la maggior parte del romanzo, la storia è raccontata in prima persona da Berta, giovane donna madrilena che, per periodi di tempo indefiniti, è costretta a vivere lontana dal marito, Tom Nevinson. Sulla carta risulta lavorare per un ente anglo-spagnolo a Oxford, nel Regno Unito. La realtà, invece, è molto più oscura e terribile. Nonostante l’assoluta centralità della moglie, delle sue riflessioni che scaturiscono senza soluzione di continuità tra un dialogo e l’altro, la protagonista assoluta del racconto è l’attesa: dell’amore vissuto, dell’amato lontano, di una vita insieme che sia piena e soddisfacente.
La materia narrata, i dialoghi, gli ambienti sono una parte infinitesimale se confrontate con il ruolo predominante del pensiero con cui Berta cerca di comprendere la realtà e che scaturisce proprio dalle infinite attese del marito. Nel romanzo di Marías la Storia (con la “s” maiuscola) e le storie dei singoli si intrecciano per dare vita ad un mosaico complesso e raffinato, in cui i maggiori avvenimenti del secondo novecento spagnolo ed europeo vengono analizzati con assoluta criticità ma anche con una vena di rammarico. La morte di Franco, la guerra delle Falkland, il terrorismo dell’IRA, la guerra fredda sono solo alcune delle tematiche che, tramite le parole e i pensieri di Berta, l’autore fa arrivare al lettore. Berta Isla parla anche di incomunicabilità, dell’incapacità di giungere alla conoscenza profonda dell’altro, sempre lontano, irraggiungibile.
di Stefano Eliseo
Si ringrazia il Master Booktelling
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