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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2021
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Una stella perché la Gualtieri, pur essendo una fine dicitrice, ha l'abitudine di utilizzare e riassemblare versi e immagini altrui. Chi è abituato, per amore, a leggere tanta vera poesia, non può non accorgersi di questo modus operandi. Talvolta è imbarazzante, quasi dispiace la Gualtieri scenda così in basso. Non c'è niente di male a subire l'influenza dei precursori, ma quando è troppo netta e aderente, bisognerebbe perlomeno dichiararlo, e senza ambiguità. La poesia della Gualtieri è interessante come fenomeno negativo perché mette in risalto cosa ci sia di obliquo nella poesia che attualmente va per la maggiore nel nostro deturpato Paese.. Generalmente chi legge e apprezza molto Gualtieri, legge poco altro, o è animato, a sua volta, dalla velleità di diventare un poeta. Eppure la poesia è per sua natura sovversiva e si oppone a qualsiasi appiccicoso infingimento, non stringe l'occhio al lettore, non si piega a diventare un oggetto di consumo. Sembra una poesia mossa dalla stessa ansia additiva che pervade i social. Cosa rimarrà alla fine di tutto ciò? Un verso ottimizzato per un audience, non illuminato dalla visione. È questa forse una delle derive peggiori di cui parlava Debord nel suo profetico 'La società dello spettacolo'.
La voce poetica di Mariangela Gualtieri è per me una delle voci più potenti della poesia contemporanea. Il canto femminile che l'autrice crea apre al fruitore un'intera visione del mondo inteso come ciò è chi ci circonda e verso cui tendiamo. Consiglio l'autrice ed in particolare quest'opera che si distingue strutturalmente dalle altre.
Ecco finalmente un libro di poesia che si impone di forza: potente, vitale, orgoglioso di sé già dal titolo, quasi aggressivo, felicemente concreto. Le cinque sezioni che lo compongono sono tutte animate da un'urgenza morale prima che estetica, pur nella sapienza della forma, nel consapevole utilizzo della tradizione letteraria, e nella meditata capacità di piegare tale tradizione ai propri fini, che sono assolutamente ( e necessariamente) contenutistici. Gli incipit delle poesie sembrano spesso stagliarsi sulla pagina con convinzione quasi declamatoria:"Non c'è scatto nel cielo.", "Andiamo mie ossa.". E tuttavia subito dopo sono seguiti da improvvise richieste di aiuto, di rassicurazione, di confidenza. Tutto il volume è pervaso dallo stupore meravigliato e riconoscente di fronte al miracolo della bellezza naturale ("Ecco la gemma. Ecco la foglia./Ecco un volo perfetto di ala."), con un'attenzione partecipe, ammirata e grata a ogni processo della vita, dalla nascita dell'universo fino alle sue espressioni più minute: le ragnatele e i fiori, la pioggia o il vapore che esce dalla pentola sul fuoco. Quello che importa è farsi partecipe del tutto, immergersi nella creazione, aderire all'esistente:"Stare bene profondo./Essere ogni cosa." Quasi sempre, quindi, la poesia della Gualtieri riesce a diventare un vero inno alla gioia, alla potenza del creato in ogni sua manifestazione, anche quando arrivi ad essere apocalittica o distruttiva. E sa opporre lo splendore della natura alla dittatura della superficialità, della grettezza e della povertà che ci ammanisce quotidianamente la cultura contemporanea. Ci troviamo di fronte a uno spirito di profonda religiosità, non legata ad istituzioni o riti, verrebbe da dire quasi paganeggiante.Infatti la proposta poetica di M.Gualtieri è l'obbedienza alle leggi imperscrutabili della fisica e della materia, la sua docile e gioiosa accettazione: in questo aderire al ciclo della vita e della morte è l'unica,terrena felicità possibile, che la poesia ha il dovere di comunicare.
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