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Questo libro racconta la storia di un luogo, delle persone che lo hanno creato e popolato, e della città di cui esso è entrato a far parte. La città è Roma, la Roma dell'occupazione tedesca e delle Fosse Ardeatine, della stazione Termini e dei suoi «sciuscià», di una disperante marginalità che si apre via via, contraddittoriamente, alla speranza dell'integrazione e del riscatto sociale. Il luogo è il «Borgo Ragazzi di don Bosco», un insediamento creato nella periferia urbana dai Salesiani nel dopoguerra come osservatorio sulle trasformazioni metropolitane e come concreto esempio di intervento verso l'infanzia e l'adolescenza marginale. Le persone sono coloro che da ragazzi furono titolari di quell'esperienza, e insieme con loro gli operatori e i preti che l'animarono: gli attori di un esperimento sociale continuamente chiamato a rimettersi in discussione e a riaggiornare i propri obiettivi. Protagonista, su tutti, è la memoria; la storia di quell'istituzione e di quel progetto educativo viene infatti ricostruita attraverso la testimonianza orale di coloro che ne furono coinvolti.Curata dal Circolo Gianni Bosio di Roma e coordinata da Alessandro Portelli, la ricerca rappresenta anche l'occasione di un inedito incontro fra due diverse realtà associative, dotate di differenti storie culturali: una struttura «di movimento», che ha per scopo la preservazione e lo studio della memoria delle classi subalterne da una parte; e un'istituzione del solidarismo cattolico, concretamente impegnata nell'intervento sociale e nel proselitismo religioso dall'altra.Se ne ricava un insolito punto di vista sulla Roma di quei decenni: il retroterra sociale e biografico conferisce spessore alle emozioni e alla soggettivitità dei protagonisti; e d'altro canto il loro racconto dà conto dei tratti e delle dissonanze della modernizzazione, nonché delle trasformazioni profonde conosciute dalle borgate nei decenni successivi, sotto la pressione incombente delle nuove forme di consumo materiale e culturale.
La creazione del Borgo Ragazzi di don Bosco risale al 1948 quando un gruppo di salesiani decise di decentrare al Forte Prenestino il lavoro di assistenza all'infanzia e all'adolescenza marginali avviato – nei difficili mesi dell'occupazione nazista e della Liberazione – dall'oratorio del Sacro Cuore in via Marsala nei pressi della stazione Termini. Attualmente il Borgo è una delle numerose parrocchie della periferia romana ma nel corso della sua lunga storia esso ha rappresentato una "casa" per le centinaia di ragazzi che vi condussero gli studi di avviamento professionale da interni e un punto di riferimento pressoché insostituibile per quanti lo frequentarono come esterni. Si è trattato di una comunità maschile governata dal complesso normativo ispirato alla "pedagogia preventiva" di don Bosco e coinvolta in una non facile relazione con la città e con i processi di modernizzazione che l'hanno attraversata nei decenni. Dell'organismo salesiano il volume realizzato dal Circolo Gianni Bosio propone un "autoritratto fatto di parole". Le interviste ai membri dell'associazione ex allievi e ad alcuni degli operatori e dei preti che lo diressero ci parlano non solo delle sue vicende istituzionali dal contraddittorio rapporto con la borgata proletaria ai legami con il mondo politico e religioso degli anni esaminati. Ma anche del funzionamento interno delle sue evoluzioni e delle storie di vita di quanti ne vennero coinvolti. Emerge circa il modo con cui gli eventi del Borgo sono evocati dai protagonisti un affascinante lavoro sul linguaggio fondato su una puntuale indagine delle strutture narrative e come ricorda Portelli su quella "capacità di ascolto – di accettazione dell'altro senza annullare la propria soggettività – che costituisce l'essenza della ricerca sul campo e in modo particolare della storia orale".
Maddalena Carli
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