L’album d’esordio degli inglesi Django Django, pubblicato nel 2012, ha incontrato subito il favore della critica. Per Pitchfork era “pieno di idee”, per Mojo “gloriosamente, meravigliosamente nuovo”, per The Guardian “psichedelia aggiornata che incanta e diverte”. Rolling Stone ed NME lo avevano inserito nella loro lista dei migliori dischi dell’anno e il gruppo si era fatto intanto conoscere da un pubblico sempre più numeroso grazie anche a numerosi concerti sold out (Italia inclusa) pieni di energia.
Il batterista e produttore Dave Maclean, il bassista Jim Dixon, il chitarrista Vinnie Neff e il tastietrista Tommy Grace si sono conosciuti alla scuola d’arte di Edimburgo e hanno pubblicato il loro primo singolo nel 2009 dopo essersi trasferiti a Londra.
Hanno lavorato a lungo per creare un suono unico, che superasse qualsiasi facile etichetta, dove ogni influenza fosse ben accetta, ma nulla risultasse caotico o forzato. “Non poniamo limiti alle direzioni da prendere perché abbiamo tutti stili molto individuali e il risultato finale è un suono nostro” dice Vinnie.
Il quartetto torna ora con un album che ha ancora tutta l’inventiva del loro primo lavoro in studio, ma allarga ulteriormente la visuale “Una volta iniziate le registrazioni abbiamo capito subito che i suoni si sarebbero ampliati ulteriormente” dice Jim Dixon.
Come in passato, i Django Django continuano ad eludere qualsiasi regola fissa sui genere musicali.
Per Dave Maclean “ha molto a che fare col fatto di essere cresciuti con mixtapes più che con album. Penso che questa sensibilità si faccia sentire. E’ da quando ero bambino che ho sempre cercato di vedere fili e connessioni attraverso la musica.”
Registrato tra Netil House di Londra e gli Angelic Studios a Banbury, “Born Under Saturn” espande ulteriormente l’ incredibile genialità del primo album della band, scovando una vera e propria magia negli spazi inesplorati che uniscono diversi tipi di musica, senza ripetersi mai due volte.
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