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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2015
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Non mi spaventano i libri strani, particolari. Amo Kafka Vonnegut e Peake. Purtroppo, pur riconoscendo la bellezza dello stile di Schulz e le sue meravigliose descrizioni, non sono riuscito a capire l'intento dell'autore. Pur affascinato da certe atmosfere, la lettura non mi ha soddisfatto fino in fondo, lasciandomi una sensazione di occasione mancata.
Indubbiamente Schulz sapeva scrivere, e molto bene. Le sue pagine sono poeticamente perfette. I racconti sono surreali, ecco, forse troppo visionari per me: mi vergogno un po' a dirlo, ma la maggior parte dei brani non l'ho capita fino in fondo, non ho compreso dove l'autore volesse andare a 'parare. Ma questo è un mio limite
E’ un mondo coloratissimo ma con tinte spesso surreali e cangianti, che sembra echeggiare certi sfondi di Chagall con paesi sghembi, dalle casette addossate sotto un assurdo e fantastico firmamento multicolore, un’influenza pittorica che sembra aleggiare anche nell’ispirazione di alcune scene, come quella dei ciclisti che si disperdono pedalando nel cielo. Ma in apparente contrasto con la luminosità chagalliana, si percepisce anche l’influenza forte di Kafka negli interni della casa dove ripostigli, anfratti, stanze mai aperte, si succedono in una topografia inafferrabile e irrazionale; ma soprattutto nella presenza dominante del padre del narratore, Jakub, vero protagonista del libro, e nella deriva di scene dove il sogno si trascolora in incubo, come nell’episodio dell’uomo-cane a guardia dell’edificio del Sanatorio ed ovviamente nelle innumerevoli metamorfosi fisiche in forme sub-umane ed entomologiche cui i personaggi sono soggetti. Davvero bello, lo consiglio.
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