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Il braccio violento della legge 2 (French Connection II) fu realizzato da John Frankenheimer nel 1975 come seguito del film dallo stesso titolo in cui Gene Hackman, nei panni del poliziotto della Narcotici Jimmy ‘Popeye’ Doyle, si era aggiudicato un Oscar. Come afferma più volte il regista nei preziosi ‘Contenuti speciali’, il suo lavoro vuole presentarsi diverso e autonomo rispetto al precedente, di cui rimangono solo i due antagonisti, ‘Popeye’ e Alain Charnier, l’ambiguo trafficante di droga impersonato da Fernando Rey. Jimmy, ora a Marsiglia, è usato dall’ispettore Henri Barthélémy (Bernard Fresson) che non ne apprezza né i metodi né la fama, come esca per rintracciare Charnier. L’opposizione tra i due colleghi contribuisce a fare dello spavaldo Jimmy un ‘pesce fuor d’acqua’, isolato dagli altri perché non conosce il francese e disorientato tra i meandri di una città a lui ignota. Hackman rappresenta efficacemente la frustrazione di questo poliziotto dai modi volgari, ma interiormente ansioso di riscattarsi dai fallimenti e pareggiare i conti col nemico. La sua interpretazione diventa, per me, magistrale quando Jimmy, catturato dai sicari di Charnier, viene segregato e drogato per confessare i risultati dell’indagine. Hackman tiene a precisare che nessun attore negli anni Settanta desiderava cimentarsi col tema della droga e che ha dovuto documentarsi scrupolosamente per interpretare il difficile percorso di riabilitazione cui ‘Popeye’, ormai tossicodipendente, si deve sottoporre con l’aiuto di Barthélémy. Il taglio documentaristico del film ha richiesto lunghe sequenze in esterno per le vie di una Marsiglia sporca e pericolosa; gli interni sono stati ricostruiti meticolosamente negli studi di Parigi. Anche il finale è volutamente diverso dall’inseguimento in macchina che aveva consacrato la pellicola del ’71; ora Jimmy è impegnato in una rincorsa estenuante a piedi, che culmina nella muta e fredda esecuzione di Charnier. Memorabili le musiche di Don Ellis.
A distanza di quattro anni un sequel che non sfigura al confronto con il primo film, pluripremiato. Sempre bravissimi Gene Hackman e Fernando Rey.
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