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Libro pieno di aneddoti, consigliato a chi vuole conoscere meglio la storia della musica e Brian Eno da un punto di vista non solo musicale.
Il titolo non vuole essere una critica ma un avviso ai lettori. Si tratta invece di un libro molto interessante che avvicina le ricerche musicali di Eno a teorie filosofiche orientali e che illustra molto bene l'approccio da "non musicista" di Eno. L'autore non a caso insegna filosofia contemporanea e filosofie orientali all'Università. Ovviamente si tratta di un testo non esaustivo (e non potrebbe esserlo) ma utilmente complementare ad altri più biografici ed ampi.
In primis una nota di demerito a Mimesis: la grafica è fuorviante. Non si tratta di un opera scritta da Brian Eno. Per quanto riguarda il contenuto ho le mie (gravi) riserve. L'opera, pur breve, è mal strutturata: poche idee, confuse e ripetute. Quel che ne esce è un ritratto statico di Eno. Arena descrive l'Eno di ieri uguale a quello di oggi e che probabilmente sarà identico anche nel futuro. Tutto molto poco Zen o Taoista. Ciò di cui si preoccupa l'autore è essenzialmente di confermare e affermare le propie tesi, come i saggi della montagna dell'antica letteratura orientale. Peccando di presunzione... un po' come se uno volesse mettere sul campanello di casa la dicitura "Filosofo". In questa ottica ad esempio, tralascia l'importanza dell'utilizzo di macchine per la generazione del suono come il VCS3 (con la sintonia virtualmente ingestibile) o la Yamaha DX/ (molto versatile ma complicatissima da "domare" con la sua sintesi in FM). Nella descrizione del modus operandi di un artista, non si può prescindere dal fatto tecnico. Altre pecche: è debolissima la contestualizzazione storica e molto brevemente trattati sono gli incontri che hanno plasmato il "personaggio" di Eno. Insomma, cercate altrove.
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