Bric: Brasile, Russia, India, Cina. Bricsam se consideriamo anche il Sud Africa, l'Asean (Associazione delle Nazioni dell'Asia Sud-Orientale) e il Messico; Bric+Mikt per includere, oltre al Messico, anche l'Indonesia e la Corea del Sud e la Turchia. Si tratta di quei paesi, i "canonici" quattro in testa, cui il mondo guarda con enorme curiosità, estremo interesse, e forse con qualche timore. Tanto più da quando hanno dimostrato all'Occidente in crisi che la fotografia consegnata loro o ai paesi vicini negli anni novanta, quell'istantanea di un idealtipico paese occidentale già sviluppato che voleva esprimere i risultati attesi del processo di crescita promesso dal Washington Consensus, era decisamente più sbiadita di quanto l'Fmi, la World Bank e il Tesoro statunitense non avessero lasciato intendere. E che la sostanziale eterodossia di percorso seguito da buona parte dei Bric largamente intesi può rivelarsi vantaggiosa. Il libro di Andrea Goldstein, economista dell'Ocse, è un'utilissima guida alle "differenze" dei Bric rispetto al mondo già emerso e a quello che ancora deve lasciare il fondale: tra queste il percorso storico-culturale di lungo periodo (la dimensione storica è il principale omissis della teoria economica) e le forti contraddizioni (il delicato equilibrio tra povertà estrema e ascesa delle classi nuove) che accompagnano quello stesso tragitto. Non facile individuare correttamente le scelte decisive di politica dello sviluppo che accomunano un gruppo di paesi così eterogeneo; da apprezzare, perciò, la scelta dell'autore di affiancare alla trattazione dei temi generali delle dinamiche sociali e dell'apertura al commercio internazionale un'analisi delle politiche industriali e delle grandi imprese dei Bric, dell'importanza dell'innovazione per le loro economie, e della novità politica che il peso dei quattro sulla scena delle relazioni internazionali consente loro di esprimere. Mario Cedrini
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