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Brendan, studente della USC, viene contattato telefonicamente da Emma, la sua ex. La ragazza gli domanda aiuto e dopo averla cercata la ritrova in compagnia di un gruppo di spacciatori e tossicodipendenti, pronta a negare la precedente richiesta. Quando in seguito il corpo di Emma viene ritrovato all’entrata di un canale di scolo, Brendan decide di indagare su chi, fra le sue frequentazioni, possa averla uccisa. Uno studente solitario con l’aspetto di Joseph Gordon – Levitt fa da protagonista alla prima opera firmata da Rian Johnson, improvvisatosi per l’occasione anche addetto al montaggio, seppur non accreditato. Il tentativo che non ha del tutto incontrato i favori della critica, ma che al botteghino è riuscito a restituire gli sforzi economici all’allora poco più che trentenne regista, si avvale si di un protagonista che pare uscito da un romanzo hard-boiled e in una ‘Città degli Angeli’ che sembra descritta dalla penna di Raymond Chandler. La rilettura del genere è fatta di indizi disseminati, da dettagli e altrettanti stereotipi umani sui quali poter indagare e porre lo sguardo: La ragazza ricca, il campione sportivo e lo studente modello. Levitt occupa tutta la scena con pochi sguardi, molti silenzi, e altrettante contemplazioni. Ed è per mezzo di continui flashback che ci si avvicina a conoscere sempre meglio il legame che univa Brendan e Emma. Già da questo primo sforzo datato 2005, si potevano notare le abilità di un regista capace di rileggere i classici di letteratura e cinema portandoli a nuove vette narrative. Film consigliabile a tutti coloro che se l’erano perso in precedenza. Colpevolmente passato in sordina anche a causa di una certa critica poco incline ad accettare il sovvertimento dei generi e che aveva troppo sbrigativamente bollato come pretenzioso uno dei registi maggiormente talentuosi di questi ultimi anni.
Per certi versi interessante, ma resta un filmetto di serie B
Interessante opera prima di Rian Johnson che già nel 2005 dimostrava un talento narrativo invidiabile. Nel film ci sono già tutte le caratteristiche che renderanno riconoscibile il cineasta inglese, come la destrutturazione del genere, in questo caso il thriller/giallo mescolato al teen movie. Joseph Gordon Levitt dà un'ottima prova recitativa, vestendo i panni di una specie di investigatore che indaga sulla morte dell'ex fidanzata. Johnson mischia il vecchio al nuovo sapientemente e tira fuori un prodotto post-moderno che intrattiene alla grande e riesce ad assestare dei colpi di scena mai telefonati. In definitiva un'opera prima tra le più belle degli anni 2000, seppur sia praticamente sconosciuta.
Recensioni
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