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Sono stato nel Bronx diverse volte e quando l'ho visto non ho potuto fare a meno di leggere il libro della D'Orsogna. Finalmente qualcuno che ha scritto del Bronx, e soprattutto, qualcuno che ne ha scritto in senso positivo come merita. Troppe leggende girano sul Bronx, se volete sapere come stanno le cose... questo e' il libro da leggere, anche perche' e' l'unico dedicato al Bronx che io abbiua mai visto! Grazie L. D'Orsogna, ne avevamo bisogno.
Recensioni
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Il nome gli deriva da Jonas Bronck svedese naturalizzato olandese che a metà del Seicento acquistò dalla tribù dei Mohegan la terraferma adiacente l'isola di Man-hatta. Il fiume prossimo al suo insediamento venne successivamente chiamato Bronck's River e nel 1898 con la consolidation della Greater New York al distretto costituito da quelle terre venne assegnato il nome attuale. Il suo popolamento era iniziato a metà Ottocento quando molti lavoratori immigrati avevano preferito lasciare i sovraffollati tenements del Lower East Side di Manhattan alla ricerca di sistemazioni più decenti. Il massimo splendore del Bronx fu raggiunto poi nella prima metà del Novecento con la realizzazione del Grand Concourse un larghissimo viale progettato sul modello degli Champs Élysées parigini. Numerosi furono i fattori che in seguito concorsero alla decadenza. Lo smantellamento delle linee ferroviarie sopraelevate che consegnò diverse aree all'abbandono. Il declino di teatri e cinema del Grand Concourse dopo l'edificazione negli anni sessanta dei primi multisala lungo strade e autostrade nei sobborghi. Lo sventramento del tessuto urbano del distretto causato dalla costruzione della grande Cross-Bronx Expressway per rendere più rapido l'accesso a Manhattan a chiunque provenga da fuori New York. Gli incendi di immobili che consentono ai proprietari di intascare l'assicurazione liberandosi nel contempo degli affittuari morosi. Ma il Bronx agli occhi dell'autrice che lì è vissuta rappresenta un'esperienza straordinaria di "convivenza" e di "tolleranza". Un "laboratorio di democrazia" secondo il prefatore Franco La Cecla. Anche qui dunque come in molti altri recenti studi si finisce per interpretare la realtà sociale americana ricorrendo al paradigma di un "pluralismo" che "anticipa e mescola".
Giovanni Borgognone
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