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Nei millenni la cultura ha sempre affascinato ma anche fatto paura e il libro "Bruciare libri" di Richard Ovenden ci mostra in parte questa storia. Un libro che consiglio nonostante non l'abbia trovato pienamente soddisfacente perchè a mio parere tralascia diversi e importanti fatti. Ma questa storia va sicuramente conosciuta: da quando esiste la scrittura la forma più sicura per tramandare storie e saperi sono proprio i manoscritti. Ma sin dall'antichità le biblioteche hanno subito incendi e decadenze basti pensare alle due più famose: quella di Alessandria d'Egitto e quella di Pergamo. Due enormi patrimoni di cultura andati perduti per scelta e per incuria. Ma la prima grande ondata di censura arrivò con il trionfo del cristianesimo: tutti i testi ritenuti blasfemi, critici con il nuovo culto di stato o non conformi a quello che la Bibbia affermava venivano bruciati. Ne fecero le spese molti scrittori a partire da Porfirio al sommo Imperatore Giuliano. Poi con il Medioevo vi fu una censura ancor più strisciante: i libri dell'antichità per essere tramanti dovevano essere copiati dai pochi che sapevano leggere e scrivere e spesso erano i monaci amanuensi. Ecco che qualsiasi testo o parte di esso fosse scomodo per la religione cristiana veniva o totalmente non copiato, o censurato o modificato in quelle parti. Così tantissima cultura dell'antichità andò perduta. Poi arrivò l'indice dei libri proibiti strumento che la Chiesa usò ampiamente per reprimere e sopire ogni cosa che culturalmente non gradiva. Al tutto si aggiungeva la consueta censura dei monarchi e dei potenti che perseguivano per lesa maestà ogni critica che veniva fatta. La nostra civiltà poi annientò quasi la cultura delle civiltà precolombiane distruggendo gli scritti delle poche società ameriende che avevano lasciato un patrimonio di manoscritti. Una perdita gigantesca. Il durissimo periodo delle guerre di religione in una Europa divisa dalla riforma protestante provocò il rogo di non pochi libri. le
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