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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
1870. Il demone è tornato. E ora reclama il suo tributo di sangue.
Ecco perché questo posto non troverà mai pace: qui da millenni si venerano gli dèi sbagliati.
1870. L’Italia è appena stata fatta, ma per fare gli Italiani la strada è ancora lunga. Giovanni Dell’Olmo, ispettore di pubblica sicurezza a Torino, e il duca Carlo Caracciolo de Sangro, brillante medico a Napoli, incarnano alla perfezione gli stereotipi del Regno: il Nord sabaudo freddo e rigoroso e il Sud borbonico godereccio e superstizioso. Ma i due hanno qualcosa in comune, perché nel loro campo sono i migliori, e questo rende entrambi degli outsider, malvisti da colleghi e sottoposti. Le loro strade s’incrociano quando Giovanni, sulle tracce di un assassino noto come l’Imbalsamatore, viene spedito nel tanto disprezzato Mezzogiorno del Regno per una missione: ironia della sorte, il Ministero gli affianca proprio un napoletano, il dottor Caracciolo de Sangro, esperto tossicologo e grande conoscitore di ragni. Ad Ariadne, infatti, nel Salento più profondo e devoto al santo Paolo, in pochi mesi la taranta sembra aver calato cinque donne, tutte braccianti nei campi di una masseria, provocandone la morte. Ma i conti non tornano, e mettendo da parte i pregiudizi, Carlo e Giovanni dovranno risolvere il mistero di questi decessi sospetti, tra esplorazioni nei sotterranei del paese e rocambolesche sparatorie, e affrontare ognuno la propria nemesi. Martina Rua trasforma l’esoterismo in seducente materia narrativa, regalandoci un thriller dove la Storia è il palcoscenico di un enigma che ha le radici nelle leggende più nere della nostra terra.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lo stile di Rua in questo libro è molto scorrevole e l'autore ha saputo ben dosare il folclore, le leggende, le credenze popolari in una vicenda che corre sul filo fra thriller e giallo. I due protagonisti, Dell'Olmo e De Sangro, sono molto accattivanti anche se, va detto, Carlo Caracciolo De Sangro ha maggiore spessore poiché la storia ruota intorno agli anni trascorsi ad Ariadne da bambino e alla competenza scientifica che ha maturato negli anni. In quanto appassionato di scienza e fantascienza, mi preme sottolineare che Martin Rua in questo libro ha instillato piccole nozioni e tecnologie che rendono la storia più interessante e le danno un sapore di genere "steampunk". Il quadro temporale è dipinto con tratti precisi e decisi che rappresentano uno spaccato di cultura e tradizioni che oggigiorno etichetteremmo come superstizioni e invece hanno un significato e una profondità sociale senza pari. La prova stessa sta nel dialetto di Ariadne e nelle parole che Dell'Olmo impara a conoscere e usare, fra tutti il verbo "calare" per indicare l'essere morsi dalla Taranta. Anche il contrasto fra De Sangro e Dell'Olmo sottolinea questo aspetto della storia con il primo "credente" nonostante la sua etica scientifica e il secondo che all'inizio ha un'opinione più scettica. Il corso degli eventi spinge Dell'Olmo e De Sangro non solo a lavorare insieme ma anche a comprendere le qualità dell'altro e l'epoca in cui si muovono, con i pregi e i difetti di una comunità ricca di sfaccettature, dal proprietario terriero all'oste, dal parroco al sindaco, dal maresciallo al dottore. Nel complesso la storia è piacevole perché ogni pagina è pervasa dal mistero storico tipico di Martin Rua che ti spinge a leggere fino all'epilogo, dove si allude al fatto che i due protagonisti potrebbero ancora indagare insieme e la Malombra… questo lascio ai lettori scoprirlo. Consiglio il libro a tutti gli appassionati di mistero e avventure dal gusto retrò.
Lettura molto piacevole; personaggi, trama ed abientazione molto ben congegnati. Da leggere. Mi auguro che l'autore scrivi ancora altre "avventure" con Caracciolo de Sangro e Giovanni Dell'Olmo.
Un fumettone dalla trama gialla artificiosa e prevedebile e che tratta i numerosi argomenti nei quali si dipana la storia in maniera così superficiale da riuscire nella difficile impresa di farli scadere nel banale. L'unita d'Italia affrontata con battute da derby calcistico, la questione meridionale trattata con i braccianti agricoli ridotti ad una claque (non mi aspettavo certo un "Cristo si è fermato ad Eboli" ma qui penso siamo al vuoto pneumatico), il brigantaggio non pervenuto oltre qualche trito luogo comune, ma il trattamento peggiore, a mio parere, viene riservato proprio al tarantismo che dovrebbe essere il cuore della vicenda: non basta incollare qua e là qualche tesi del monumentale "Terra del Rimorso" di Ernesto de Martino per cavarsela e rappresentare con serietà e profondità il fenomeno. Cosa si salva ? Un po' la scrittura, senza pretese e senza aspettarsi proprio nulla almeno l'indagine dell'improbabile coppia di detectives scorre senza annoiare ... un fumettone decentemente disegnato.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
In copertina lo definiscono “thriller” ma è, a mio parere, riduttivo.
Il cacciatore di tarante di Martin Rua non è solo un thriller, è un romanzo storico approfondito e preciso. Abbraccia l’arte e l’esoterismo. Strizza l’occhio all’antropologia e lo studio delle tradizioni popolari attraverso i riti religiosi, pagani e l’arte culinaria. Tanti ingredienti che se non fossero ben dosati dall’autore, in mano ai più darebbero vita ad un intruglio insapore.
Invece l’arte sapiente da alchimista di Rua consiste nel miscelare ogni pagina ad hoc: calibra l’ironia, distribuisce la suspense, arricchisce con la storia dell’arte e impreziosisce con dettagli raffinati e finisce con servire un romanzo dal fiato corto, di quelli che non saziano mai. La voracità del lettore non trova appagamento nemmeno all’ultima pagina quando, nonostante le pagine siano davvero diventate preziose come oro, si accorge di essere diventato avido e insaziabile, e vorrebbe avere un altro libro pronto per poter ricominciare.
Il cacciatore di tarante è un libro che rapisce e diverte nel senso etimologico del termine: volge altrove. Accompagna il lettore in un viaggio attraverso un’Italia di fine Ottocento, fresca di un’unità non voluta, spesso non compresa ma che soprattutto non si conosce se ci si limita alla lettura dei soli libri di storia. Attraversa da nord a sud tradizioni diverse, accende le luci sulle diversità e sui pregiudizi, che è il solo modo per conoscerli e superarli. Il tutto senza perdere d’occhio, nemmeno per poche righe, la caccia senza tregua ad uno spietato serial killer, più pericoloso del più temuto dei ragni.
Eccezionale.
Le mie notti insonni ultimamente passano in compagnia di grandi libri e mitici personaggi.
Martin Rua è stato da me letto alla fine di un anno che un po’ a tutti ha tolto ossigeno, e leggere “Il cacciatore di tarante” è stato un momento per rifiatare.
Le mie prime letture nell’adolescenza sono state accompagnate dai gialli di Agatha Christie, e in questa storia sono tornata indietro nel tempo.
La scrittura di Rua è precisissima e non lascia scampo al tempo, le pagine volano, danzano, le parole sembrano uscire dal libro per ballare la taranta. Giovanni Dell’Olmo, ispettore di pubblica sicurezza a Torino non manca di nulla per essere il Poirot della scrittura degli anni moderni e il Duca Carlo Caracciolo de Sangro, brillante medico di Napoli, non delude mai anche nei colpi di scena.
Ambientato nel 1870 dopo l’unificazione d’Italia, chiare sono le sottolineature tra le differenze tra nord e sud, la reticenza dell’ispettore ad andare nel Salento per poter procedere a verifiche e approfondimenti su morti dovute al morso della taranta. Le descrizioni dell’arte e della cultura da parte di Rua sono magistrali e sintomo di una competenza impeccabile (vi verrà voglia di andare a documentarvi mentre porterete avanti la lettura).
Il 2020 mi ha concesso di poter conoscere Martin, insieme a tanti nuovi autori di Luoghi di Libri, via video è vero, ma vi posso assicurare che dalle pagine del manoscritto esce tutto quello che l’autore è durante semplici chiacchiere a telecamere spente.
Un libro che risveglia i sensi, che risveglia la creatività e la voglia di conoscere. Leggetelo se vi siete innamorati della Christie, perché non potrete che amare anche Rua.
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