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Tornanti: strade che portano dal mare ai monti e dai monti al mare o chi torna? Il titolo del libro ha una duplice interpretazione. È un lungo viaggio nel tempo tra i greci di Calabria. I due autori (fotografie di Salvatore Audino e testi di Carmela Barbara) risalgono l’Amendolea che dall’Aspromonte si getta nel Mar Jonio. Visitano Gallicianò e Roghudi: kalispera è il saluto che li accoglie al loro arrivo. Parlano con gli abitanti; mangiano con loro; ascoltano la loro musica. Il fascino dell’Amendolea traspare dalle fotografie. Sarà per il silenzio che regna sovrano? Oppure, per come è scritto nel libro, “Le luci fioche e calde ad ammantare borghi e paesaggi montanti in un inverno lungo freddo e umido”. Ma per sentire realmente l’atmosfera è necessario esserci. Appena ti lasci alle spalle il Mar Jonio: provi sensazioni misteriose. Sembra di entrare in un’altra dimensione spazio tempo. In quella vallata (sulla costa jonica reggina che guarda a Oriente) vivono i greci di Calabria: pochi, ormai, e pochissimi parlano il grecanico (ma non si arrendono) una lingua misteriosa e affascinante che colpisce il cuore. Salvatore Audino da decenni a Brescia ha la Calabria nel cuore: come testimonia questo libro. Tra i tanti incontri spicca quello con Salvino Nucera (soprannominato ‘u prufissuri): ha tradotto in grecanico il Cantico dei Cantici. Qual è il futuro dei Greci di Calabria? Resisteranno allo scorrere del tempo? È una sfida impegnativa; non è facile rispondere. Nondimeno, finché si conserverà la loro lingua: vivranno. Tonino Nocera
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