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Non sono uno che ama criticare i libri. Amo leggere e non potrei farne a meno; ho un rispetto reverenziale nei confronti di tutti gli scrittori. Difficilmente non riesco a finire un libro (anche solo per rispetto dei soldi che mi sono sudato per comprarlo), ma questo romanzetto non sono riuscito a finirlo, questo romanzetto non riesco a perdonarlo. Colmo di cliché che l'autrice, fubescamente, ci vuol fare ingoiare propinandoci la scusa che è tutta realtà: se Emma esistesse pregherei di non vedere mai pubblicato nulla di suo. I racconti che cospargono questo libro mi sembrano buttali solo per riempire le pagine, scritti solo per far scandalo (che schifo la violenza: evviva la violenza). Basta non ne posso più di questi mediocri scrittori. per me la letteratura è un altra cosa: è originalità, inventiva, stile, fantasia, critica costruttiva... Leggendo la Brunettin mi pare invece che non sia altro che un mero lavoro. Darei zero a questo libro, ma comunque rispetto sempre la fatica di scrivere. Resta comunque un libro inutile. Iconoslasta? Ma per favore: è più iconoclasta il fatto che non abbia finito di leggerlo!
L'impatto è stato brutale, secco, nudo e crudo. I personaggi sono delineati benissimo e, soprattutto, verosimili, anzi, più veri che simili. La storia è strabordante di ipocrisia, di silenzi, tristezza, vita lasciata scorrere senza averla vissuta appieno, crudeltà (non sono forse crudeli Virgilio e Andrea?!), finto perbenismo, convenzioni sociali, solitudine (quanta!) e, ancora, tristezza e, infine, speranza. La scrittura che diviene riscatto. Ho letto e divorato di pancia il libro. Ho provato urto e nausea nelle strazianti parole che descrivono lo stupro (leggevo e la scena si delineava vivida nella testa!), nella falsità ipocrita di Virgilio troppo orgoglioso e troppo 'padrone', nella ipocrisia fine a se stessa di Andrea, nel racconto di Ele così Lolita e così bambina, e della sua amica Marta (è amicizia quella?), nonché nella tenerezza e nello stesso tempo nella tristezza di Emma. Ah, Emma! La leggevo e pensavo: "Riscattati! Vola via da quella casa, da Virgilio che ti usa, da Andrea che adora collezionare storie. Scappa! Liberati!" Emma è Laika. Così l'ho vista, sentita, letta e vissuta. Il libro mi ha travolta come un TIR in piena corsa. Ed ora ne riporto i segni, i lividi, le contusioni. Mi sento traumatizzata, tramortita e triste. Triste per Emma e non per Laika che è stato il filo d'unione. Il libro non aiuta a staccare a rilassarsi. No, incatena caviglie e polsi a terra, in una realtà che si vede ogni giorno nei volti delle persone, in tv o sui quotidiani. Scuote la coscienza, impone domande, riflessioni. Scuote e rimbomba dentro. Soprattutto Emma mi si agita dentro come un uccellino in gabbia. Invoglia chiudere gli occhi, voltare pagina, ignorare la realtà x comodità e/o vigliaccheria. Io non l'ho fatto. L'ho letto, divorato e ora devo digerirlo. L'ho fatto x Emma che ho amato ed abbracciato. Lei commuove x il suo coraggio: il cancro, la vita da 'single' in un monolocale che richiama in tutto la navicella di Laika.Ho pianto col suo sms."Non farlo. Non farla finita". La scrittura è riscatto.
Il romanzo è scritto in due modi diversi, uno che è quello che ho preferito, è classico, vedi inizio, vedi laika, vedi emma nella parte finale. L'altro è moderno, vedi tema anoressiche, le scene di sesso così nei minimi particolari, le ricette con le calorie e il titolo. A me la parte migliore mi pare la classica, nel senso che la moderna lo è troppo rispetto a questa. Non so se le parti moderne sono state rimaneggiate o aggiunte per dare più effetto (anche il titolo è così, mentre il romanzo no). Mentre alcuni temi alcolismo sesso anoressia bulimia tradimento tortura e morte animale mi sono interessati molto, degli altri come la donna è descritta sempre debole appesa all'aspetto fisico e succube, non sono più così nella nostra società e per me sono superati, o almeno nelle grandi città. Virgilio rappresenta il padre padrone anche in senso edipico secondo una valutazione psicologica e bisogna lasciarlo alle spalle. Emma è così poco fiduciosa da non farcela e lui la manda anche via. Praticamente il finale non è a sorpresa (almeno per me). L'atmosfera è molto cupa e cattiva da parte di tutti. Secondo me la frustrazione è forse il problema, perchè lo sono tutti, soprattutto gli scrittori (è una frecciata tra le righe della scrittrice?). Ma forse anche Adele Ele e soprattutto Martina, la bambina brutta e rancorosa, che invece di aiutare è quasi contenta della cosa, ci gode perchè non è più sola. Un bel personaggio, che poteva avere di più nella storia. Anche lei è frustrata, ma vista la sua condizione forse è l'unica giustificabile. Ma anche Andrea è negativo, perchè sfugge di fronte al dolore di Emma, e poteva non farlo visto che Emma gli era stata sempre vicina. E attraverso Ingrid si vede il mondo dell'alcolismo che si vela a se stesso. Incredibilmente la cameriera non è frustrata. (Anche questo è un messaggio?). Comunque a me è piaciuta molto più la parte meno moderna e il suo titolo (strano). La copertina sembra caravan anche se i caratteri non sono così rovinati.
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