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Indubbiamente una raccolta di poesia di estrema delicatezza e profondità, malinconia e stupore ad ogni pagina.. Consigliatissimo!
I Canti di Castelvecchio sono il frutto di un periodo relativamente tranquillo e sereno trascorso dal poeta a Castelvecchio, una frazione di Barga, in Garfagnana. Come tematiche questa raccolta è simile a Myricae, con quella predilezione per il mondo naturale che finisce con il diventare l'emblema delle cose semplici, delle presenze umili. Più rilevante è invece l'impronta simbolista, con l'angoscia di chi non riesce a togliersi dalla mente il pensiero della morte, una situazione insostenibile che attanaglia il poeta e che lo porta ad evadere facendo riemergere i ricordi della sua gioventù. Fra sogno e realtà, fra illusioni e disinganni c'è più del sentire di un animo poetico, c'è la vita con le sue poche gioie, un nulla se si tiene a mente quell'ombra nera che ogni giorno trascorso sempre più s'avvicina. Pessimismo Leopardiano? Forse, ma al poeta si chiede l'ingrato compito di rapportarsi con la nudità della terra e leggi cosmiche di cui si ignora il fondamento. Egli non è che un piccolo granello di quella terra, a inseguire risposte che mai verranno. Da leggere? Ma senza alcun dubbio, anzi da leggere e rileggere, e ancora così, senza mai essere sazi di bellezza.
I Canti di Castelvecchio sono la raccolta più famosa e studiata del Pascoli (insieme a Myricae), altissima poesia frutto della consolidata maturità dell'autore. Liriche come L'ora di Barga, Il gelsomino notturno, La mia sera, fino al fondamentale poema Il ciocco, non hanno bisogno di presentazione. Ricca è invece la presentazione critica, generale ed analitica per ciascuna poesia, curata da Giuseppe Nava: il grande studioso prende per mano il lettore e lo conduce nei meandri della grandezza e complessità poetica pascoliana. Indispensabile.
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