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Anno edizione: 1989
Anno edizione: 1989
Anno edizione: 2022
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Composto di un «dramma» (Capitano Ulisse) e di un saggio (La verità sull’ultimo viaggio), questo libro ci offre una visione del mito di Ulisse riflessa nel prisma dell’intelligenza di Savinio. Ulisse è per lui personaggio congeniale e familiare – e anche il pretesto per alludere a se stesso, uomo «incompreso» per «eccesso di futilità». Troviamo molta provocazione in questi testi, a tratti una strepitosa comicità e, camuffati nella finzione mitica e scenica, molti segreti di Savinio, buttati a piene mani, come con la convinzione di non essere capito. Di fatto, Capitano Ulisse ha avuto sino a oggi una storia difficile e accidentata. Scritto nel 1925 per l’effimero Teatro d’Arte di Pirandello, venne rappresentato per la prima volta solo nel 1938, in clima ostile. Da allora, fino a oggi, l’oblio. Eppure Savinio rivendicava l’importanza della sua impresa, argomentava con vigore beffardo la necessità di sottoporre Ulisse a «quell’apparecchio di apparenza frivola e di pessima riputazione» che è il teatro, qui ribattezzato «Avventura Colorata». Oggi possiamo ben capire perché: dentro la cornice pirandelliana della pièce riconosciamo in quest’opera il Savinio più acrobatico, penetrante, il suo irresistibile talento per il grottesco borghese e, nel tempo stesso, la sua capacità di percepire le figure mitiche senza diminuirle.
(scheda pubblicata per l'edizione del 1989)
scheda di Favetto, G.L., L'Indice 1989, n. 8
"Opera di ironia lirica sull'eterno mito dell'inquietudine di Ulisse" cosi Pirandello nel 1926, quando era sul punto di allestire con la sua Compagnia del Teatro d'Arte i tre atti saviniani. L'autore del "Signor Dido" li aveva scritti l'anno prima e riuscirà a vederli rappresentati soltanto nel gennaio del 1938 e per non più di quattro sere sotto la tutela di Anton Giulio Bragaglia. Il protagonista è un Ulisse tra Pirandello e Cocteau che si presenta in scena indossando calzoni di tela bianca, giacca blu a doppio petto, cravatta nera, berretto piatto con una piccola ancora nel mezzo. È stanco, molto stanco, non ne può più di viaggiare, di vivere vite che non gli appartengono. Ne ha abbastanza di tutte le donne che hanno dominato la sua esistenza: l'opprimente Minerva e Penelope e poi Circe e Calipso. Ne ha abbastanza di continuare il folle viaggio, di recitare la parte di quell'eroe che non è e non può essere, essendo egli troppo intelligente. Chiuso per ferie, annuncia; e ammonisce: archiviate la mia pratica. E se ne esce di scena in soprabito, cappello in testa, bastone in mano per andare a parlare con gli spettatori. "Ho aiutato Ulisse a riporre le valigie in solaio" - annota con orgoglio Savinio in una giustificazione introduttiva che vale per arguzia e soavità i tre atti della commedia.
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