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Anno edizione: 2020
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Il libro è scritto con una prosa chiara e scorrevole e in un italiano ricco e interessante; non è avvincente ne noioso e scorre via con piacere..... però l'ho trovato una tacca sotto altri romanzi dell'autore. Alcune descrizioni dell'ambiente del paese mi sono sembrate noiose e poco pertinenti, ed alcuni sviluppi della trama che promettevano bene sono stati liquidati in poche righe stemperando la tensione narrativa sul più bello. Parzialmente il giusto finale ha rialzato le sorti generali del racconto.
L’anno è il 1950 e un italiano di quarant’anni arriva a Parigi, con lo scopo di trascorrervi un tempo non predeterminato e magari di poter imprimere una svolta decisiva alla propria vita, nonché per non essere da meno di alcuni suoi compaesani che vi hanno soggiornato e che di questa permanenza raccontano al caffè del paese. Dopo un breve periodo in un alberghetto trova una camera presso la vedova Lenormand a un prezzo irrisorio, a particolari condizioni, quali non portare ospiti, non spostare nulla di quello lasciato dal precedente abitante e sopportare la presenza ostile del gatto Domitien. Nel corso delle sue escursioni parigine ha modo di conoscere una ragazza, Valentine, con cui allaccia una relazione. A prima vista si potrebbe pensare a un racconto autobiografico, visto che il protagonista proviene da Luino, che c’è la citazione del caffè del paese con i frequentatori dediti al gioco del biliardo, che si parla di una precedente visita, per quanto da internato in Svizzera, ma così non è, atteso che lo stesso Chiara alla fine del romanzo precisa che è da escludere una sua partecipazione ai fatti narrati. Personalmente credo che invece, sia pure un po’ camuffata, ci sia la personalità dell’autore in un’opera all’apparenza di poco conto, ma che presenta più piani di lettura. Il desiderio di evasione dalla quieta e monotona vita di paese verso la grande città è un’aspirazione plausibile, come quella di lasciarsi condurre per mano dal fato, con quella ineluttabilità degli eventi che scandiscono la vita di ognuno di noi. Inoltre c’è anche l’impossibilità di opporsi al proprio destino, con il protagonista che è e resterà un provinciale, magari con l’ebrezza di un salto in un mondo molto diverso dal suo, ma con l’inevitabile ritorno alle proprie radici, dove condurre un’esistenza senza scossoni, in un grigio che anziché deprimere finisce con il confortare. Da leggere.
Ingredienti: un cappotto che unisce due uomini sconosciuti, una donna che li divide in amore, una metropoli francese per imparare a stare al mondo, un paesino lombardo per fuggire da un mondo troppo vasto. Consigliato: a chi ha sempre la valigia pronta per un viaggio che non farà mai, a chi ama viaggiare nel mare dell'amore senza mai arrivare ad un porto.
Recensioni
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