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Salvo Mastellone
recensioni di Tranfaglia, N. L'Indice del 1999, n. 09
La pubblicazione di scritti inediti e di documenti significativi per la storia dell'Italia contemporanea, come quelli di Carlo Rosselli, è di per sé un merito da ascrivere alla lunga esperienza scientifica e culturale di Salvo Mastellone, che ha dedicato la maggior parte del suo lavoro a Mazzini, alla Giovane Italia e ai movimenti ottocenteschi per l'unificazione nazionale della politica.
Ma c'è da stupirsi che uno studioso esperto come Mastellone non si sia accorto di due cose che stridono non poco rispetto alla sua operazione e che sono accuratamente taciute nel suo libro. La prima è che nel mio libro laterziano del 1968 su
Carlo Rosselli dall'interventismo a Giustizia e Libertà i documenti e gli scritti inediti che l'autore ha ritrovato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze erano già citati e utilizzati, pur non essendo ancora stati ordinati. La seconda è che, sempre in quel mio volume, si citava e si utilizzava ampiamente la corrispondenza di Carlo con i familiari, che quasi dieci anni dopo Zeffiro Ciuffoletti pubblicò senza neppure citare il libro in cui le lettere erano state lette e valutate. Ora anche Mastellone si riferisce, utilizzandole, sempre alla pubblicazione del 1977, come se quella del 1968 non fosse mai esistita.Mi permetto di ricordare questo fatto perché ritengo che un dibattito sulle idee e sull'azione politica di Rosselli sia da accogliere in maniera assai positiva, a condizione che si osservino le regole fondamentali della ricerca storica, che includono anzitutto la correttezza filologica, che consiste anche nel tener conto in maniera adeguata del lavoro precedente, senza far finta di arrivare per primi dove, invece, altri sono arrivati da trent'anni.
Detto questo, vale la pena andare al merito dell'interpretazione che lo studioso napoletano propone in questo volume, costituito da un saggio introduttivo di centotrenta pagine e da una documentazione "inedita" (ma, ripeto, già nota) di altrettante pagine.
Mastellone sostiene che gli studi compiuti nel secondo dopoguerra inducono a sottolineare con maggior forza di quanto fatto finora che la formazione di Carlo Rosselli era legata anzitutto al liberalismo e al socialismo, o meglio al laburismo, inglese, e che in questo senso sia la sua attività pubblicistica negli anni della crisi liberale e della vittoria fascista sia la pubblicazione di Socialismo liberale in Francia, all'indomani della fuga da Lipari, vanno nella direzione di delineare in lui il teorico di un socialismo democratico moderno, non di un "liberalsocialista" alla ricerca del nuovo e del diverso o lontano dalla socialdemocrazia. "Le polemiche politiche scoppiate dopo la caduta del fascismo - scrive Mastellone - hanno in parte impedito di valutare il rapporto molto significativo nel pensiero di Rosselli tra democrazia e nuovo partito socialista".
Su questo problema, che è di grande importanza ai fini dell'interpretazione complessiva della personalità di Rosselli, è difficile pronunciarsi, giacché l'assassinio di Carlo e Nello Rosselli a Bagnoles sur l'Orne nel giugno 1937, ordito dal Sim fascista e commissionato alla Cagoule francese, ci impedisce di sapere in quale direzione Rosselli sarebbe andato se avesse potuto partecipare alla Resistenza e alla costruzione della democrazia repubblicana.
Certo è però che Rosselli negli anni trenta si allontanò almeno in parte dalle sue prime elaborazioni teoriche, e non è dunque possibile ipotizzare gli sviluppi futuri del suo pensiero attenendosi agli anni di Socialismo liberale, come invece fa Mastellone in questo saggio.
Occorre piuttosto seguire l'evoluzione del fondatore di "Giustizia e Libertà" negli anni trenta di fronte ai gravissimi problemi provocati dall'espansione dei fascismi in Europa e dalla necessità di scegliere il fronte di lotta dopo la vittoria di Hitler: Rosselli, in un articolo pubblicato nel 1934 su "Giustizia e Libertà", all'indomani della vittoria nazista, definì l'alleanza con le altre forze di sinistra (comunisti inclusi) in funzione antifascista come una "scelta necessaria".
Il problema della collocazione di Rosselli all'interno della battaglia politica tra le due guerre mondiali non si può in altri termini risolvere soltanto con l'analisi degli scritti degli anni venti - come Mastellone pare sostenere -, ma occorre ricostruire gli anni trenta.
Ad ogni modo è doveroso ribadire l'utilità e l'interesse del lavoro di Mastellone a proposito di Socialismo liberale - di cui si mettono in luce analiticamente fonti e influenze attraverso la disamina delle carte inedite -, e la sua convincente riaffermazione della natura composita e complessa di una formazione culturale e politica in cui scrittori assai lontani tra loro - come Sidney e Beatrice Webb, Gaetano Salvemini, Alessandro Levi, Rodolfo Mondolfo, Henri De Man - ebbero in misura diversa una loro influenza, pur sempre, a sua volta, modificata dalla personalità indipendente, e per moltissimi aspetti originale, di Carlo Rosselli.
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