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Questo carteggio è un dialogo platonico, nel duplice significato che l'aggettivo può assumere. È anzitutto un dialogo che vede protagonista un Socrate dei nostri tempi, Bobbio, che incalza con il ragionamento e con una logica stringente il proprio più giovane interlocutore, Tamburrano, e nel far questo lo aiuta in un lungo processo di chiarificazione intellettuale e ideologica. C'è davvero una componente maieutica nell'argomentazione bobbiana, anche quando si esprime in forma epistolare. È però platonico anche nel senso figurato del termine. Questo scambio di lettere mostra infatti come e quanto l'importante riflessione di Bobbio sia rimasta priva di conseguenze pratiche, quanto meno se guardiamo le scelte politiche dei partiti della sinistra italiana. Fautrice di un "socialismo liberale", la lezione bobbiana penetrò con enorme fatica negli ambienti intellettuali comunisti, nonostante il credito goduto dal maestro torinese. Tamburrano, a metà degli anni cinquanta, lasciò il Pci e si iscrisse al Psi, mosso soprattutto dal timore che quest'ultimo, rompendo con il primo, smarrisse il classismo e il marxismo in una deriva revisionista. Fu allora che cercò un dialogo con il Bobbio di Politica e cultura. Le sue lettere mostrano in modo esemplare le difficoltà di assimilazione del metodo liberale all'interno di schematismi ideologici tanto rigidi quanto riduzionistici. Il socialismo italiano cominciò ad assorbire le argomentazioni teorico-politiche di Bobbio solo sul finire degli anni cinquanta, ma compiutamente non prima degli anni settanta. Coprendo il periodo 1956-2001, l'epistolario dà poi modo di cogliere due aspetti della figura e dell'opera di Bobbio. Si percepisce che negli ultimi anni la lucidità di analisi comprensibilmente risentì di una vecchiaia molto avanzata. Trovano tuttavia sempre conferma la liberalità e il civismo del suo magistero. Danilo Breschi
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