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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2016
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La narrazione che svolge l'Autrice- talvolta ansiosamente e ossessivamente-sembra alfine placarsi nella "rivelazione" folgorante di "quello che era stato il mio vero posto nella costellazione familiare": una riconciliazione. Lei figlia di un pesante Andrè (noto matematico) e nipote dell'ancora più ingombrante Simone (filosofa?), con due nonni torturati dal lutto di Simone E' una sorta di inconsapevole ricerca di sé stessa, tra aneddoti, ricordi, flash-back, fantasie, rimpianti.La malcelata rabbia e fastidio per il "fardello" della zia Simone, la sua somiglianza che porta la gente a confonderla od accostata nel ruolo della nipote di un genio, di una martire, tanto che gioca a impersonare la "reliquia". I nonni, perennemente in lutto per la figlia Simone, nel transfert con la nipotina, aumentando la pena e la distanza, pur nel desiderio di sentirsi tutti, una famiglia. Anzitutto nelle radici (a volta nascoste, altre volte esibite) ebraiche, eccentriche, provati fin nelle viscere dalla storia (fughe, esili, rifugi, ritorni in uno sfondo di persecuzioni, di estraneità) dove la "base" sembra rimanere l'appartamento di Parigi, in via Auguste-Comte il futuro "museo" di Simone, il vero punto di riferimento, nonostante le peregrinazioni o i viaggi in San Paolo,Parigi, New York, Israele, Giappone, etc. Icastico l'accostamento di lei "imbecille analfabeta" della lingua che gira per città giapponesi pensando al nonno che, cercando per lei un impermeabile per ripararla dalla pioggia a New York avrebbe con piacere incontrato un alsaziano come lui, per scambiare battute umoristiche sentendosi così meno straniero in "un mondo che non aveva nulla a vedere con il loro"...Nessuno poteva salvare Simone, una zia santa insopportabile, "meravigliosa impresa di pubblicità permanente per la povertà, per la misera, la sventura!". Tuffarsi nell'ebraismo è un ricercare altro: "L'apertura del passato e quella dell'avvenire sono strettamente legate" (Postfazione). Hanno avuto una buona vita?
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