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In questo originale, commosso e commovente volume, Anna De Simone offre al lettore il ritratto di sessanta poeti novecenteschi, italiani e stranieri, famosissimi o quasi ignoti al grande pubblico, con i loro omaggi alle case che hanno abitato, confondendosi nelle loro atmosfere, nelle loro ombre e luminosità accecanti, negli sfarzi e negli squallori: case dell' infanzia e della maturità, di lutti e di nascite, di amori e di abbandoni. L'autrice ci presenta ogni poeta non solo nella curata bio-bibliografia finale, ma soprattutto attraverso una serie di ritratti fotografici di volti e ambienti che bene colgono la loro particolare domesticità, incorniciandoli in versi e prose che sempre rimandano alle stanze vissute: "I luoghi mentali sono diventati luoghi reali e viceversa, capaci di offrire scenari ogni volta inediti su situazioni, vicende interiori e brandelli di storie perdute...nella convinzione che le case dei poeti esercitino un grande fascino sui lettori, e qualche volta diventino, come la poesia, un corrimano, un rifugio o un sogno da sognare quando la quotidianità diventa incomprensibile o insopportabile". Allora, di un poeta del focolare come Pascoli, accanto alle foto del giardino, dello studio e della casa natale, la didascalia propone, tra gli altri, questi versi: "io, la mia patria or è dove si vive:/ gli altri son poco lungi, in cimitero". E della bellissima e malinconica Achmatova: "Sotto l'icona un liso tappetino,/ dentro la fresca stanza è sceso il buio". Di Wislawa Szymborska: "A destra c'è la mia casa, che conosco da ogni lato,/ insieme ai suoi scalini e all'entrata,/ e dentro accadono storie non dipinte". Dello sperimentalismo di un poeta ancorato alle sue campagne come Zanzotto godiamo questo incipit: "Del mio ritorno scintillano i vetri/ ed i pomi di casa mia,/ le colline sono per prime/ al traguardo madido dei cieli", e di Montale la notissima chiusa: "Tu non ricordi la casa di questa/ mia sera. Ed io non so chi va e chi resta."
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