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Anno edizione: 2020
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Un “personaggio” da ricordare Pietro Boccamara e la sua vita hanno profondità e pathos da tragedia greca. La sua figura è scolpita e palpitante di dolore come un Edipo a Colono o un Filottete, amore e morte si intrecciano in lui e nel suo mutismo selettivo. Lo sfogo finale con i compagni di viaggio un po’ prima di arrivare a Wacken è l’eruzione di lava da un vulcano di sofferenze e rinunce. E’ uno di quei personaggi che “vivono” di vita propria. Potrebbe (e dovrebbe) restare nella memoria collettiva come Don Chisciotte di Cervantes, Don Abbondio o l’Innominato di Manzoni, l’Amleto di Shakespeare, come Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, perché racchiude in sé l’essenza dell’uomo, con le sue contraddizioni, le paure e le speranze, il memento mori che lo segna e impregna. Spero soltanto che il romanzo “Cento docce fatte male” di Laura Manfredi sia letto da persone e critici letterari che ne sappiano apprezzare la profondità e il valore.
Lo stile è incisivo, efficace e coinvolgente ( con frequenti flussi di coscienza), riesce a trasmettere pathos. L’alternarsi dei capitoli, con continui cambi di scena, di piani temporali e personaggi, ha un buon effetto scenico e di intreccio.. L’autrice riesce a immergere il lettore nell’atmosfera della casa di riposo e a dipingere con realistica credibilità gli stati d’animo di Pietro Boccamara e dell’anziano scrittore Incantalupi. Alcune scene sono tragicomiche, senza decadere in “macchiette” fini a se stesse. Bene espressi il desiderio di libertà e di fuga di Incantalupi e i drammi nel vissuto di Boccamara, che gli hanno provocato il mutismo selettivo. Anche le figure della direttrice della casa di riposo e del commissario Bonaccia sono delineate con finezza e profondità psicologica. Bene espresso il linguaggio non verbale di gesti e posture. Un capolavoro!
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