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Il 15 gennaio 2015 la provincia di Reggio Emilia, e con lei tutta la regione Emilia Romagna e l’Italia intera, si sveglia da un lungo torpore durato decenni, viene firmato un documento di quasi 1500 pagine in cui si ordina l’arresto di oltre cento persone. Scopriamo così che nella nostra provincia si è istallata la ‘ndrangheta calabrese e non una semplice cellula ma una nuova formazione indipendente dalla cellula madre. Paolo Bonacini giornalista affermato assieme alla Camera del Lavoro di Reggio Emilia segue da vicino tutte le vicende di questo lungo processo e in questo libro ci rende partecipi di quanto è facile per il sistema mafioso spostarsi e radicalizzarsi. Purtroppo viviamo in una società dove il materiale conta molto di più dell’immateriale, quindi la gente da credito più a persone che ostentano potere e soldi che a persone che diffondono conoscenza. Falcone diceva che la mafia si poteva vincere perché era una creazione umana e come tutte le cose umane avrebbe avuto un inizio e una fine, da questo volume si può invece arrivare a pensare che facilmente la mafia non morirà perché non si pone contro l’uomo apparentemente, sembra quasi in aiuto anche perché come prima cosa cerca il sostegno del potere politico e poi diffonde ricchezza e questo la rende apparentemente innocua al vedere comune. Il libro è molto interessante, peccato che la forma giornalistica sia a volte poco scorrevole. La prefazione anch’essa molto interessante è di Antonella de Miro Prefetto di Palermo che dal 2009 al 2014 era a Reggio Emilia e la Postfazione di Susanna Camusso exSegretario Generale della CGIL promotrice di questa pubblicazione.
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