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Quando, dopo la morte di Carlo Magno, i cantastorie presero a narrare le gesta del grande re nelle piazze o presso le tavole dei nobili, il loro modo di mescolare narrazione e finzione venne chiamato ciarla, da Charles, nome del re in francese.
Cosmacini ricostruisce la storia del ciarlatano unendo questa tradizione alle figure dei cerretani, abitanti della cittadina umbra di Cerreto specializzati in questue, dei norcini destinati a diventare in qualche modo chirurghi, e dei montimbanchi orvietani, che salendo sui palchi imbonivano l'uditorio sulle qualità miracolose di unguenti e medicamenti.
Quanto questa figura sia stata confusa nel tempo con quella del medico e quanto sia stata considerata degna di fiducia la sua parola, è ben narrato nel saggio che ne traccia una storia dal Medioevo ai giorni nostri.
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