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Anno edizione: 2019
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Un'opera spregiudicata e poetica, mistica e malvagia, trasgressiva e asessuata, visionaria e grottesca, barbara e innovativa: così isolata dalla società ed estranea alle convenzioni del suo tempo da risultare, miracolosamente, eterna.
«Se si eccettuano le forme sadiche del vizio, il Male, come si incarna nel libro di Emily Brontë, appare forse nella sua forma piú perfetta» - Georges Bataille
«Emily Brontë sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti; con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva piú bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono» - Virginia Wolf
È un paradosso biografico fin troppo noto che il piú grande romanzo passionale dell'Ottocento europeo, quello che con piú pervicacia esplora «gli abissi del Male» – secondo la definizione che ne diede un ammirato Bataille – e che crea il personaggio sadiano forse piú potente della letteratura di ogni tempo, sia opera della figlia virtuosa di un pastore protestante di origine irlandese, cresciuta e morta prematuramente in una canonica dello Yorkshire, da cui si allontanò solo sporadicamente per frequentare un austero collegio per figlie di ecclesiastici e in seguito per lavorare come istitutrice. Romanzo unico per intensità visionaria e originalità narrativa, e unico romanzo di Emily Brontë, fu pubblicato per la prima volta nel 1847 con lo pseudonimo di Ellis Bell, e dopo la morte dell'autrice vide una seconda edizione nel 1850, a cura della sorella Charlotte, fortunata autrice di Jane Eyre . In entrambi i casi non incontrò i favori della critica: i contenuti troppo forti, la violenza psicologica e materiale che pervade tutto il libro, il carattere mistico e insieme distruttivo dell'amore tra i due protagonisti, la malvagità irredenta di Heathcliff, gli elementi gotici che fanno continuamente incursione in un romanzo di impianto realista, uniti a una struttura non lineare che sfida le convenzioni del romanzo coevo, il punto di vista multiplo della narrazione, la mancanza di progressione in una vicenda che si consuma in un andirivieni ineluttabile tra le due dimore opposte e speculari di Wuthering Heights e Thrushcross Grange, spiazzarono da principio i critici. Ci vollero anni perché il romanzo suscitasse l'entusiasmo di lettori come Dante Gabriel Rossetti, Matthew Arnold e, prevedibilmente, Swinburne. Fu solo a partire dal Novecento, tuttavia, che a Cime tempestose venne accordato lo statuto di capolavoro della letteratura di tutti i tempi. In una società letteraria percorsa dai fermenti delle nuove avanguardie e dalle prospettive aperte dalla psicoanalisi, quelle che i primi lettori avevano giudicato trasgressioni eccessive e incoerenze narrative dovettero al contrario apparire una sorta di sperimentalismo in nuce, quasi un presagio delle novità formali che già avevano cominciato a scardinare l'impianto strutturale del romanzo realista ottocentesco. A testimoniare la grande vitalità del libro si aggiungono via via i tanti adattamenti cinematografici, teatrali, musicali e letterari, colti e popolari, che amplificano la sua portata e risonanza ben oltre i confini narrativi. A noi lettori di oggi, smaliziati e consapevoli, non resta che continuare a godere di tutto il fascino ambiguo di quest'opera spregiudicata e poetica, mistica e malvagia, trasgressiva e asessuata, visionaria e grottesca, barbara e innovativa: così isolata dalla società ed estranea alle convenzioni del suo tempo da risultare, miracolosamente, eterna.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La nuova traduzione di Monica Pareschi è stata l’occasione per rileggere a distanza di molti anni ‘Cime tempestose’. Se la vicenda di Heathcliff e Catherine è ben sedimentata nella memoria, altrettanto non vale per la seconda parte del romanzo che porta alla ribalta nuovi personaggi, riscoperta con piacere. L’uso del doppio narratore esterno è un espediente che pare collegarsi alla modernità. Lockwood in particolare è l’antitesi dei protagonisti col suo rifuggire dalle passioni per attribuirsi un ruolo di osservatore che solo nel finale è attraversato da un’ombra di rimpianto. Il cuore del romanzo non può che essere il legame scandaloso (almeno per la morale vittoriana) tra Heathcliff e Catherine, una pulsione oscura e assoluta che ha radici nell’infanzia e porta alla totale identificazione nell’altro, senza accettare neppure la separazione imposta dalla morte. La brughiera è molto più di uno sfondo, è lo specchio della passione, capace di essere ora ostile nella tempesta e nella neve, ora splendida sotto un cielo rasserenato in primavera. I tocchi gotici se non macabri (le disposizioni sulla sepoltura di Heathcliff) e il finale senza redenzione, a dispetto della felicità della nuova coppia, contribuiscono alla fascinazione di un romanzo giustamente entrato nel novero dei classici, lontano da un romanticismo esangue e proiettato invece in profondità psicologiche inedite per l’epoca.
Ho amato questo libro ,lo lessi la prima volta a quattordici anni è il libro che mi è rimasto nella anima una stOria d'amore travolgente e unica bisogna leggerlo !
Cime tempestose è diventato sin dalla prima volta che l’ho letto il mio classico preferito. Lo stile di scrittura non è affatto difficile e risulta molto scorrevole. L’unico problema del romanzo è la cornice che racchiude la storia ricordandomi un po’ il Decameron. Il problema è che questa cornice è davvero noiosa ed è uno degli aspetti che ha rischiato di farmi interrompere la lettura di quest’opera. Vi consiglio infatti di non soffermarvi troppo sui primi capitoli, che dicono poco sulla storia avvincente e appassionante raccontata da Bronte. Un amore distruttivo e che ha poco del solito amore che vince su tutto. Per nulla melenso o eccessivamente romanticizzato.
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