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Spesso si tende a sottovalutare l’importanza che il pensiero di Immanuel Kant riveste per la genesi e lo sviluppo della filosofia di Gilles Deleuze, in particolare per quella che passa sotto il nome di estetica. Eppure c’è un tema molto fecondo, col quale il filosofo francese non cessa di confrontarsi nelle sue riflessioni sul rapporto fra tempo e soggetto: il sublime. Il confronto con l’Analitica del sublime attraversa infatti, con andamento carsico, l’intera produzione di Deleuze, per sfociare finalmente nelle importanti monografie dedicate al pensiero del cinema, L’immagine-movimento e L’immagine-tempo. Affiora l’ipotesi di un vero e proprio sublime cinematografico attraverso il quale il cinema si propone di veicolare, grazie al suo rapporto del tutto nuovo e diretto con il movimento, un’esperienza del tempo priva di qualunque mediazione. Cinema e sublime si incontrano dunque all’interno di quella “concezione favolosa del tempo” che costituisce il marchio dell’intera filosofia di Deleuze.
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