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scheda di Trombetta, S., L'Indice 1998, n.11
Osip Mandel's?tam (1891-1938) è conosciuto in Italia più per i tragici e bellissimi libri di memorie della moglie, Nadez?da, che per i suoi versi. È noto, certamente, per la famosa poesia sui baffoni e le sopracciglia simili a scarafaggi di Stalin.Poesia molto probabilmente responsabile del suo ultimo arresto e della morte anonima in un lager sovietico.Ma l'opera di una delle voci più importanti della poesia russa di questo secolo emerge poco per volta anche in italiano grazie al lavoro, impervio, difficilissimo, dei traduttori che lo affrontano.Dopo "Viaggio in Armenia" (Edk, 1990; Adelphi, 19962), dopo "I quaderni di Voronez, Cinquanta poesie "è un nuovo fondamentale contributo per la conoscenza del poeta russo. La scelta di Faccani percorre praticamente l'intero cammino di Mandel'stam.Si parte da "Un tonfo cauto e sordo", poesia del 1908, dalla raccolta "Kamen'" che testimonia l'avvicinarsi del poeta all'acmeismo, cioè a quello straordinario gruppo di poeti che, con Acmatova e Gumile?v in testa, reagiscono con liriche pure e splendenti come ghiaccio, semplici come acqua di fonte, ai miasmi intossicanti del simbolismo. E via via il volume (c'è anche ovviamente la poesia "incriminata" sui baffoni di Stalin) attraversa tutte le stagioni creative di Mandel'stam sino ai versi del 1937, scritti un anno prima di scomparire nel gorgo del gulag staliniano.
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