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Anno edizione: 2014
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"Cinquanta sbavature di Gigio" è un libro che ho letto molto velocemente e che mi è piaciuto molto. E' comico e fa ridere. Mi sono detta, perché non leggere anche "Cinquanta smagliature di Gina"? Sarà divertente anche questo. Ed invece no, non mi è piaciuto per niente. In questo libricino Rossella Calabrò racconta quali sono i difetti delle donne, ma lo fa perdendo completamente la bussola dell'ironia. Questo libro contiene solo stereotipi e frasi fatte portate all'esagerazione, sfociando spesso in volgarità. E' decisamente un flop.
Mi ha fatto sorridere questo libro ma ha racchiuso a pieno tutte le sfumature anzi direi le dissonanze tra Mr Grey e Gigio nostrano. Non ho apprezzato particolarmente lo sfottò che la Calabrò, con questo libro ha rivolto alla categoria maschile ne alla trilogia delle cinquanta sfumature. Tutte noi sappiamo e conosciamo anche fin troppo bene i nostri fidanzati, mariti e compagni senza dover leggere un libro per racchiudesse tutte le caratteristiche. Sono sicura che anche la signora Calabrò ha apprezzato la famosa trilogia sognando ad occhi aperti per cui non vedo il motivo per cui l'abbia dovuta tanto criticare o sottolinearne gli aspetti bizzarri.
Il primo libretto della serie mi era piaciuto tantissimo, e mi aveva fatta divertire come pochi libri al mondo sanno fare, e quindi "perché non leggere anche il secondo?" mi son detta, sperando che fosse bello almeno quanto il suo predecessore. Ahimè, non è stato così. Forse non è molto corretto fare il confronto fra i due testi e bisognerebbe soltanto analizzare questo in tutta la sua interezza, ma non posso farne a meno. Se in "Cinquanta sbavature di Gigio" veniva preso in giro il rapporto di una comune coppia di coniugi confrontandolo con la ormai famigerata accoppiata Mr.Grey-Anastasia Steele, e deridendo in particolare la figura del Gigio, alias l'uomo medio, più reale e "umano", in "Cinquanta smagliature di Gina" si parla della donna media, ironizzando sui suoi vizi, paranoie e caratteristiche tipiche del suo sesso. Il problema è che, a differenza del primo libro, qui l'autrice è totalmente uscita dalle righe. Non vi è più quella comicità semplice, fresca, quotidiana e geniale che analizza la realtà esagerandola ma non troppo, creando una sorta di parodia coniugale e maschile riesce sempre a divertire proprio perché contenuta. Qui l'esagerazione supera ogni limite, sfociando nella banalità e nell'assurdità più assoluta e di conseguenza non fa ridere per niente e il risultato è un minestrone di luoghi comuni e frasi fatte. Giuro che leggendo questo libro non ho riso neanche una volta, al massimo un microscopico quanto invisibile sorriso mi si stampava sul volto ma niente di più.
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